Mercati: ora l’ottimismo è (forse) ingiustificato

Anche se osservando i prezzi del mercato azionario lo si direbbe difficilmente, il rapporto sull’inflazione negli Usa non è stato brillante. Infatti, mentre su base mensile, l’inflazione complessiva è salita dallo 0,1% allo 0,5% come previsto, su base annua, sia l’inflazione primaria che quella core non sono diminuite tanto quanto atteso. L’inflazione core è scesa dal 5,7% al 5,6%, invece del 5,5% previsto dagli analisti, mentre l’inflazione headline è scesa dal 6,5% al 6,4%, contro il 6,2% previsto dagli analisti. E se lo aggiustiamo alla virgola decimale, quell’allentamento è stato ancora minore. In effetti, l’inflazione complessiva negli Stati Uniti è scesa appena dal 6,45% al 6,41%. Al contrario, negli ultimi tre mesi, l’inflazione core ad esempio è salita dal 4,3% al 4,6%.

“E l’inflazione più alta non è l’elefante nella stanza”, avverte Ipek Ozkardeskaya, senior analyst di Swissquote, che di seguito illustra la propria visione.

L’inflzione è infatti molto in linea con il mercato del lavoro statunitense teso in maniera anomala. Ciò suggerisce che gli aumenti dei tassi della Fed non si traducono ancora in un mercato del lavoro più debole e l’inflazione, che è stata incoraggiante dalla scorsa estate, dà segnali che ci indicano che potremmo presto arrivare a un punto in cui sarà più difficile fare progressi. Servizi e alloggi sono le aree che dovrebbero mostrare miglioramenti e, per ora, non sembrano promettenti.

E allora, perché l’azionare sale?

Forse è perché erano state sollevate così tante allerte sulla possibilità che l’inflazione aumentasse che gli investitori erano felici che i dati non fossero poi così male.
E/o, l’ottimismo nel mercato è così forte che né la Fed, né i dati potrebbero fare nulla per martellarlo.

Ad ogni modo, alcuni membri della Fed non si sono fatti pregare e hanno to rilasciato commenti da falco dopo i dati, ma tutto ciò che gli investitori hanno sentito è stato “bla bla bla”.

A volte i mercati impiegano un po’ di tempo per tornare in sé. Ma vale la pena notare che prevalgono i rischi al ribasso, anche se non c’è motivo per fermare il rally azionario. Se un dato deludente sull’inflazione non è riuscita a invertire il rally, non vedo cosa possa farlo.
Più realistico il mercato dei titoli di Stato, poiché il rendimento a 2 anni degli Stati Uniti ha raggiunto i livelli più alti dallo scorso novembre, l’attività sui futures sui fondi Fed ha dato poco più del 12% di probabilità per un aumento di 50 pb alla prossima riunione del FOMC, contro circa il 9% all’inizio della settimana. L’oro ha esteso i guadagni a 1843 dollari sulla scia di rendimenti più forti e un dollaro USA più solido.

L’EUR/USD ha trovato supporto al di sopra del 50-DMA, che si trova intorno a 1,0715.
Il dollaro-yen ha eliminato la resistenza vicino al proprio livello di 50-DMA, e ora sta testando 133. Non vedo un motivo particolare per cui il dollaro si indebolisca visti gli ultimi dati sull’inflazione, ma c’è sempre il rischio che il nuovo governatore della BoJ Ueda dica qualcosa del tipo “elimineremo la politica YCC perché non ha senso” e boom, la coppia potrebbe scendere sotto i 130 prima ancora che tu te ne accorga. Quindi i rischi sono ancora orientati verso il ribasso in USD/JPY.

Nel Regno Unito, l’inflazione a gennaio è scesa ancora più del previsto al 10,1%. Non è il brusco allentamento di cui parlava Bailey, e con una crescita media dei salari del 6,7%, potremmo non assistere mai a un vero crollo dell’inflazione in Gran Bretagna, ma sia l’inflazione primaria che quella di base in Gran Bretagna sono diminuite a gennaio.

Il greggio rimane vicino al livello di 81 dollari al barile, e stamattina gli orsi guidano il mercato poiché gli ultimi dati API hanno mostrato un massiccio accumulo di 10 milioni di barili nelle scorte petrolifere statunitensi la scorsa settimana, mentre l’amministrazione Biden ha annunciato che si sarebbero verificati ulteriori rilasci dalle riserve strategiche di petrolio per 26 milioni di barili all’inizio di questa settimana. I dati EIA più ufficiali sono previsti oggi e mostreranno una sorpresa simile. Quindi, il greggio statunitense è sicuramente sulla buona strada per testare la media mobile ribassista, vicino a 77 dollari al barile.