Commodity, il rame torna sugli scudi: ecco perchè

Torna a galoppare il rame che alle prime luci dell’alba di oggi si è presentto nuovamente a bussare sulla porta dei 10.000 dollari per tonnellata.

Merito della potenziale acquisizione da parte di BHP della rivale Anglo American che ha riportato i riflettori sulla difficile situazione del settore minerario per il metallo, con le più grandi aziende che piuttosto che investire in nuovi progetti preferiscono dare luogo a operazioni di M&A che ovviamente poco modificano il bilancio prospettico tra domanda ed offerta.

Ad alimentare le speculazioni sul rame, in particolare, sono le proiezioni di domanda per gli anni a venire, complice la maggiore richiesta della commodity legata alla transizione energetica e ai data centers che provvederanno a supportare lo sviluppo della tecnologia AI con stime che vanno da un conservativo incremento di domanda pari al 30% entro il prossimo decennio fino a quelle emanate da un recente studio commissionato da S&P Global che fissa un obiettivo di consumo a ben 50 milioni di tonnellate, il doppio di quello attuale, entro il 2035.

Torna quindi con brutalità la speculazione rialzista sul rame con la barriera a 10.000 dollari che potrebbe questa volta cedere definitivamente, specie quando la situazione a Panama getta benzina sul fuoco, dato che a quanto pare la First Quantum non sarà autorizzata a rimuovere neanche un’oncia di metallo dalla sua miniera panamense fino alla conclusione delle elezioni generali a maggio.

A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim