Mercati in fibrillazione: la view degli analisti di ActivTrades

Ecco di seguito un commenti sui mercati degli analisti di ActivTrades Ricardo Evangelista, Pierre Veyret e Saverio Berlinzani.

Petrolio

Dopo aver toccato martedì il livello di 90 dollari, per la prima volta quest’anno, il prezzo del Brent è sceso leggermente all’inizio delle contrattazioni di oggi. Il barile è aumentato in seguito all’annuncio da parte di Russia e Arabia Saudita di estendere i tagli alla produzione, che ora sembrano destinati a durare fino alla fine dell’anno.
Questo scenario aggiunge pressione al lato dell’offerta e potrebbe portare a un ulteriore aumento dei prezzi. Tuttavia, a giudicare dalla reazione di questa mattina, gli operatori non sembrano, almeno per ora, aspettarsi un ritorno alle vette della scorsa estate, quando il barile veniva venduto a quasi 140 dollari.
Ci sono diversi fattori che limitano il rialzo dei prezzi del petrolio, uno tra questi è l’aumento della produzione iraniana, che dovrebbe raggiungere presto i 3,4 milioni di barili al giorno. Allo stesso tempo, la lenta ripresa economica della Cina sta intaccando le previsioni sulla domanda, mentre il rafforzamento del dollaro aggiunge resistenza a ulteriori aumenti dei prezzi.
Ricardo EvangelistaAnalista Senior,  ActivTrades

Azionario Europa

Prevale il sentiment ribassista in Europa, nei primi scambi di mercoledì, con la maggior parte dei benchmark che hanno aperto in rosso in seguito ai deludenti dati macro, mentre sono riemersi i timori di un’ulteriore stretta monetaria.
L’indice STOXX-50 ha aperto in netto ribasso, guidato da performance negative in tutti i settori, con i top mover tra i titoli dei consumi ciclici e quelli finanziari.
Gli investitori sono stati delusi dai dati sugli ordini tedeschi di questa mattina, che hanno evidenziato i persistenti problemi di ripresa della maggiore economia dell’Eurozona, mettendo sotto pressione gli asset più rischiosi della regione.
Inoltre, le azioni europee sono sotto pressione a causa del rafforzamento dell’euro, dopo il rialzo rispetto al dollaro USA e alle altre major, favorito dall’annuncio da falco del funzionario della BCE Klaas Knot, che ha suggerito che potrebbero essere in arrivo altri rialzi dei tassi nell’Eurozona.
Inoltre, l’aumento dei prezzi dell’energia, soprattutto nei mercati petroliferi, contribuisce ad aumentare l’inflazione, alimentando i timori di una stagflazione e di un ulteriore inasprimento monetario.
Il sentiment potrebbe cambiare nel corso della giornata, mentre gli investitori attendono altri dati dell’UE e i discorsi ufficiali della BCE, oltre ai dati PMI dei servizi statunitensi, nel pomeriggio, anche se il panorama tecnico degli indici del vecchio continente rimane ribassista.
Pierre Veyret Analista tecnico, ActivTrades

Macro

In un mercato che ancora sembra vivere la medesima lateralità espressa durante il periodo estivo, l’attenzione di analisti e investitori rimane diretta verso le prossime decisioni delle banche centrali. La sensazione è che le price action cominceranno a dare segnali importanti, esclusivamente nel momento in cui le autorità monetarie cambieranno atteggiamento rispetto a quando ribadito negli ultimi 3-6 mesi, nei quali, nonostante un evidente rallentamento della congiuntura un po’ ovunque, hanno mantenuto un approccio aggressivo verso l’inflazione, promettendo ulteriori rialzi del costo del denaro rispetto a discapito della crescita economica.
Solo nel sud est asiatico, e solo recentemente, sembra emergere un orientamento a favore dei dati macro, ma la ragione è legata al fatto che sono entrati nella fase di rallentamento/recessione, prima degli altri, con in testa la Cina. Probabilmente, uscirà da questa fase prima di tutto l’occidente, che in recessione deve ancora entrarci, sempre ammesso che accada, perché a dirla tutta i banchieri centrali sembrano sicuri di assistere esclusivamente ad un eventuale soft landing, con i numeri, specie negli Usa, che evidenziano comunque una certa tenuta degli aggregati.
Nella notte intanto segnaliamo l’uscita del PIL australiano, cresciuto più delle aspettative, con un +0.4% su base trimestrale rispetto al +0.3% atteso e +2.1% su base annua, sopra il consensus di +1.8%. A trascinare la crescita le forti esportazioni e gli importanti investimenti pubblici, mentre i consumi delle famiglie sono rimasti stabili in un contesto di tassi di interesse elevati.

Valute

Sui cambi da qualche giorno prevale la forza del dollaro in qualità di valuta rifugio, in relazione al fatto che i dati macro mostrano un rallentamento ma non sufficiente a spingere la Fed a mollare la presa sui tassi. Ciò ovviamente genera un aumento del risk off che sui cambi si traduce in un dollaro più forte contro euro, sterlina, franco svizzero e Jpy, mentre Aud e Nzd da qualche giorno sembrano in leggero recupero o perlomeno non affondano più come in precedenza.
In particolare, sullo Jpy, un funzionario del Governo, Kanda, ha messo in guardia gli speculatori contro gli eccessi di ribasso della valuta giapponese, minacciando eventuali interventi della BoJ, che da un lato rimane ferma nella propria politica ultra-espansiva, mentre dall’altro mette in guardia dagli eccessi di ribasso dello Jpy. L’area da 147.50 fino a 150.00 sembra interessante quindi per provare a comprare valuta giapponese, proprio confidando in eventuali interventi che potrebbero riportare il cambio UsdJpy qualche punto percentuale più in basso.
Sulle altre valute, segnaliamo i movimenti di euro e sterlina, con movimenti di breakout dei precedenti supporti che farebbero pensare ad accelerazioni al ribasso anche di un paio di punti percentuali, con 1.0640 almeno su EurUsd e 1.2350-60 sul Cable.
Sul fronte dati, abbiamo detto che questa non è una settimana cruciale in tal senso, anche se qualche dato potrebbe rivelarsi significativo come la bilancia commerciale americana, attesa per oggi in aumento a 68 miliardi di dollari.
Saverio Berlinzani Analista Senior, ActivTrades