Dopo mesi di tira e molla, alla fine il matrimonio “s’ha da fare”: Lvmh, la multinazionale di uno degli uomini più ricchi più al mondo, Bernard Arnault, aggiunge alla sua lunga lista di marchi di alta moda (e non solo) uno dei più importanti brand di gioielli al mondo: Tiffany & Co. E lo farà sborsando complessivamente 15,96 miliardi di dollari.
Entrando più nel dettaglio, come riporta la stessa nota ufficiale diramata proprio dal gruppo Lvmh, l’accordo arriva in seguito “alla modifica di alcuni termini dell’accordo iniziale” che prevede un prezzo di acquisto di 131,5 dollari per azione rispetto ai 135 precedentemente pattuiti. Ciò significa che il gruppo diretto da Bernard Arnault ha ottenuto uno sconto totale del 2,6%, ossia un risparmio di 430 milioni di dollari.
Soddisfatto Bernard Arnault: “Questo accordo consente a Lvmh di lavorare sull’acquisizione di Tiffany con fiducia e riprendere le discussioni con la direzione di Tiffany sui dettagli dell’integrazione. Siamo più che mai convinti del formidabile potenziale del marchio e crediamo che Lvmh sia la casa giusta per Tiffany e i suoi dipendenti durante questo entusiasmante capitolo”. L’accordo dovrebbe chiudersi all’inizio del 2021 e con tutte le approvazioni regolamentari ora concesse, probabilmente dovrebbe concludersi molto rapidamente.
Fusione Lvmh-Tiffany: risolte le controversie legali, ma è un affare?
Partendo dal presupposto che le due aziende hanno deciso di risolvere le controversie legali pendenti presso la Delaware Chancery Court (visto che avevano iniziato una battaglia in tribunale a suon di ricorsi, dopo che l’accordo sembrava essere sfumato nelle ultime settimane), la domanda che in questo momento sta catturando l’attenzione è: “La fusione tra Lvmh e Tiffany è un affare?”
Una domanda a cui, ovviamente, non è facile trovare una risposta, vista anche l’attuale crisi economica scaturita dalla pandemia da Covid-19, ma che, nonostante ciò, sembra pendere verso il sì. Infatti, secondo quanto analizzato da Swetha Ramachandran, Investment Manager del fondo GAM Luxury Brands Equity, la fusione tra Lvmh e Tiffany è senza dubbio “la soluzione più pragmatica e conveniente, considerando che l’alternativa era che entrambe le società avviassero un procedimento legale”. Inoltre, “la revisione del prezzo delle azioni aumenta in qualche modo l’incremento degli utili derivanti dall’operazione per Lvmh – di circa 50-75 punti base, in funzione di un aggiornamento delle prospettive della società”.
Proprio analizzando quest’ultimo aspetto, anche se potrebbe essere “stato un piccolo smacco reputazionale per Lvmh” tuttavia, afferma Swetha Ramachandran, “sarà presto dimenticato, sullo sfondo di un anno decisamente insolito” e inoltre, “lo sconto sembra essere stato richiesto in linea di principio – probabilmente a causa della preoccupazione per il pagamento a ruota libera di dividendi da parte di Tiffany ai suoi azionisti nel corso di quest’anno (pari a 210 milioni di dollari, circa la metà dello sconto ottenuto), mentre il resto del settore ha congelato o sospeso del tutto i pagamenti per preservare la liquidità in un momento di incertezza”. Ma non è tutto. “Indipendentemente da come siamo arrivati qui – rivela l’Investment Manager del fondo GAM Luxury Brands Equity, manteniamo la nostra opinione che il marchio Tiffany sia l’ideale per Lvmh e crediamo che l’azienda sia emersa da Covid-19 una relativa vincitrice in un ambiente in cui i marchi di fiducia stanno avendo successo tra i consumatori e la sua crescita in Asia, e in Cina in particolare, sta superando di gran lunga le aspettative di quest’anno”.
Infine, analizzando le reazioni dei titoli in Borsa, se il titolo Lvmh non ha avuto oscillazioni positive, tant’è che da martedì 27 ottobre ha ceduto in Borsa circa il 4%, quello Tiffany, invece, proprio nello stesso arco temporale è in crescita di quasi il 7%. Va anche detto, però, il Cac 40 di Parigi, dove è quotato il titolo Lvmh, dal 27 ottobre ad oggi ha ceduto oltre il 5%.
L’articolo Lvmh-Tiffany: sì alla fusione e anche a prezzo di saldo proviene da Finanza Operativa.