Asset allocation: ecco perchè l’azionario nipponico resta una valida opportunità

Il mercato giapponese è sostenuto da tre temi chiave: 1) la ripresa dei profitti; 2) forti incentivi da parte della Borsa di Tokyo (TSE) alle aziende per migliorare l’efficienza del loro capitale; 3) l’uscita dalla deflazione favorisce un ‘rerating’ del mercato. I rischi sono per lo più legati allo yen, soprattutto se dovesse apprezzarsi. Non coprire il rischio di cambio dello yen nel 2024 potrebbe quindi essere un’opzione interessante”. Ad affermarlo sono gli esperti di Amundi, che di seguito illustrano più nel dettaglio la view.

La ripresa tuttora in corso dell’azionario giapponese

Il mercato azionario giapponese è ai massimi storici in termini di total return e in termini di price return è al livello più alto da quasi 34 anni. Nel 2023 è stato uno dei top performer. Il TOPIX (Tokyo Stock Price Index) ha guadagnato il +25% rispetto al +20% dell’MSCI ACWI. È improbabile che questa forte performance si registri con la stessa intensità nel 2024, ma le prospettive per il mercato rimangono favorevoli.

Argomenti a sostegno di una view positiva

In primo luogo, la crescita degli utili nel mercato giapponese rimane interessante. Nel 2022 e nel 2023 è stata superiore a quella del mercato statunitense e meno volatile di quella europea. Per il 2024, le previsioni del consensus Ibes, pari a +7,6%, sono inferiori a quelle dell’MSCI ACWI (+10%), ma a differenza degli altri mercati (in particolare quello del Pacifico escluso il Giappone), le previsioni del TOPIX vengono regolarmente riviste al rialzo. Il calo medio del 6,9% dello yen rispetto al dollaro USA nel 2023 è stato un fattore positivo per la performance del mercato, che sarà difficile da replicare nel 2024 e giustifica una crescita degli utili inferiore a quella del 2023. Inoltre, la domanda interna si sta dimostrando scarsa, sia per quanto riguarda i consumi delle famiglie sia per le spese in conto capitale delle imprese private, come riportato nei dati preliminari sul PIL del quarto trimestre 2023. La ripresa sarà moderata, con l’inflazione che vedrà solo una lenta flessione e il potere di determinazione dei prezzi delle famiglie che aumenterà gradualmente. Nel frattempo, la crescita globale dovrebbe rallentare ulteriormente (+2,4% nel 2024 rispetto al +3,1% del 2023).

In secondo luogo, le riforme introdotte dalla TSE nel marzo 2023 continueranno a produrre effetti positivi nel 2024. L’obiettivo è incoraggiare le società con un P/BV (rapporto prezzo/valore contabile) inferiore a 1x (il 43% delle società aveva un P/BV inferiore a 1x contro il 5% negli Stati Uniti e il 24% nell’UE, secondo i calcoli della TSE) ad attuare misure per migliorarlo entro marzo 2025. In altre parole, il rendimento del capitale dovrebbe aumentare e non solo attraverso operazioni di buyback.

A metà gennaio 2024, la TSE ha pubblicato i nomi delle 660 aziende che si sono già attivate in questa direzione, e ciò dovrebbe incoraggiare queste aziende a proseguire e le altre a seguirle.

Infine, il mercato giapponese dovrebbe continuare il suo ‘rerating’. Per definizione, la riforma della TSE favorisce il ‘rerating’ del mercato. La fine del contesto deflazionistico, che ha a lungo penalizzato i livelli di equilibrio del rapporto prezzo/utili (P/E) giapponese, è stato un fattore alla base della performance registrata nel 2023 (ha contributo per il 77% alla performance total return dell’MSCI Japan). Il P/E del mercato è tornato alla media degli ultimi 12 anni, con utili stimati a circa 14x per i prossimi 12 mesi. Le trattative salariali in primavera dovrebbero portare a un aumento dei salari per il secondo anno consecutivo e ciò dovrebbe essere sufficiente a confermare lo scenario di una fine della deflazione e a confermare il continuo ‘rerating’ del mercato al di sopra della sua media degli ultimi anni.

A fronte di queste argomentazioni positive i rischi sono legati soprattutto allo yen. Un forte recupero dello yen, qualora la volatilità azionaria globale dovesse aumentare a sufficienza nel 2024 da favorire la chiusura delle posizioni di carry trade, peserebbe sulla performance delle azioni giapponesi in valuta locale. Penalizzerebbe gli utili e, a parità di condizioni, rallenterebbe il processo di aumento dell’inflazione, pesando al contempo sulle valutazioni. Per gli investitori azionari internazionali, non coprire lo yen nel 2024 potrebbe quindi essere un’opzione interessante.