In quale modo incertezze geopolitiche e inflazione costringono i risparmiatori a riconsiderare le proprie strategie di investimento? Per comprendere le attese degli investitori sui mercati riportiamo la ricerca annuale Schroders Global Investor Study 2023, che ha coinvolto oltre 23.000 persone in 33 Paesi di tutto il mondo. Secondo quanto emerge, quasi l’80% degli intervistati in Italia e nel mondo ritiene che, a causa dell’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse, sia iniziata una nuova era sul fronte della politica monetaria e dei mercati finanziari.
Un’evidenza che si pone in netta discontinuità rispetto ai risultati dello scorso anno, quando alcuni investitori ritenevano che le sfide sui mercati fossero passeggere, prevedendo un rapido ritorno a un contesto più benigno di bassa inflazione e bassi tassi di interesse. Questo cambio di prospettiva ha portato quasi il 45% degli italiani a rivedere le proprie strategie di investimento e altrettanti dichiarano di volerlo fare, mentre, a livello globale, più della metà ha già corretto il tiro e un terzo è intenzionato a farlo.
Tra questi, sono soprattutto gli investitori italiani esperti ad aver reagito più velocemente (72% – 77% il dato globale), avendo già adeguato le proprie scelte di investimento, mentre circa un terzo di quelli che si definiscono principianti deve ancora farlo.
Lo studio rivela inoltre che la gestione attiva ha assunto una importanza maggiore per il 47% degli investitori italiani (46% a livello globale). Al contempo i private asset vengono considerati uno strumento di diversificazione essenziale in un contesto di crescente democratizzazione dei mercati privati.
La stragrande maggioranza degli investitori resta tuttavia ottimista, con l’85% degli italiani che si aspetta rendimenti identici o superiori all’anno scorso: una percentuale che si avvicina al 90% a livello globale.
Al riguardo stupisce che la maggior parte degli investitori a livello globale preveda un rendimento annuo dell’11,5%, simile a quello previsto lo scorso anno. In Italia, il ritorno atteso è più contenuto (8,3% ma sale all’11,6% tra gli investitori esperti) ed è solo leggermente inferiore rispetto al 9,8% della scorsa indagine. Entrambe le stime si confrontano con un rendimento annualizzato del 9,46% dell’indice MSCI World tra il 1987 e il settembre 2023.
Johanna Kyrklund, group cio e co-head of investment di Schroders, commenta: “In un contesto economico sempre più plasmato dalle ‘3D’ – deglobalizzazione, decarbonizzazione e demografia – gli investitori si stanno ancora abituando al fatto che inflazione e tassi di interesse rimarranno elevati. Tutti gli asset hanno dovuto subire un riprezzamento per competere con il rendimento della liquidità sui conti correnti. Le valutazioni sono tornate a contare. Rispetto agli ultimi 15 anni, potrebbe essere necessario essere più flessibili e attivi nel modo di investire. I risultati dello studio mostrano che alcuni investitori si stanno adeguando più velocemente di altri”.
Investimenti sostenibili: è venuto il momento di fare engagement attivo
Gli investitori italiani e globali sono attirati dagli investimenti sostenibili soprattutto per la possibilità di generare un impatto positivo sull’ambiente. Una seconda motivazione, quella di allineare gli investimenti ai principi sociali, è più sentita a livello globale (42%) che in Italia (27%).
È interessante notare che circa un terzo degli investitori sia italiani sia globali (34%) dichiara che i fondi sostenibili offriranno probabilmente rendimenti più elevati. Inoltre, a livello globale, la percentuale di investitori che non prendono in considerazione gli investimenti sostenibili a causa di problemi di performance si è dimezzata rispetto allo scorso anno (al 6% dall’11%) mentre, in Italia, è scesa al 7% dal 9%.
Un aspetto chiave dell’investimento sostenibile è l’azionariato attivo: avviare un processo di engagement diretto con le aziende per migliorare la condotta aziendale con l’obiettivo finale di supportare i rendimenti degli investimenti. La stragrande maggioranza degli italiani (81% – 83% il dato globale) riconosce ed è a favore del concetto di active ownership, con un’opinione che diventa più forte tra gli investitori più esperti.
In particolare, il clima è il tema principale su cui gli investitori italiani desiderano un impegno attivo (40% – 33% il dato globale) e, a seguire, il capitale naturale e il trattamento dei lavoratori.
Andy Howard, global head of sustainable investment di Schroders, commenta: “I risultati di quest’anno sottolineano il diffuso e crescente riconoscimento dell’importanza dell’azionariato attivo nell’ambito degli investimenti sostenibili. Le aziende di tutti i settori si trovano ad affrontare un’ampia gamma di sfide e opportunità, con pressioni sempre più forti per adattarsi ed evolvere. In qualità di gestori attivi con un focus fondamentale e di lungo periodo, usare la nostra voce e la nostra influenza per incoraggiare le aziende a costruire modelli di business più sani e sostenibili è importante da tempo, e lo diventa sempre di più con l’intensificarsi di queste tendenze”.