Mirabaud: è ancora troppo presto per preoccuparsi dell’inflazione

“Febbraio è stato impressionante per diverse ragioni (finora): la distribuzione del vaccino, l’aumento dei timori di varianti più aggressive, i dati economici sorprendentemente robusti, le trimestrali del quarto trimestre e la continuazione del rally. Il sell-off alla fine di gennaio è stato davvero momentaneo e, nonostante l’aumento di timori generalizzati per eventuali bolle, il sentiment generale del mercato è rimasto resiliente. La pipeline delle nuove emissioni è stata più piccola del previsto, supportando il quadro tecnico, e ogni nuova emissione è stata sovrascritta, il che di solito è il risultato di una richiesta inversa e di un prezzo aggressivo. Gli spread dei titoli ad alto rendimento sono scesi sotto i 300 punti base per la prima volta e ogni emissione con una buona cedola ha avuto successo”. E’ quanto osserva Andrew Lake, Head of Fixed Income di Mirabaud AM. Di seguito la sua analisi.

I mercati azionari statunitensi hanno raggiunto i massimi storici nelle scorse settimane, con la volatilità che continua a diminuire, il petrolio Wti (Western Texas Intermediate) vicino ai 60 dollari al barile, e con le aspettative crescenti di un altro massiccio pacchetto di stimoli da parte della nuova amministrazione statunitense. Non si parla solo di “bolle”, ma tornano anche i timori sull’inflazione. Non forse spaventosa di per sé, ma certamente quando è collegata al tapering o all’aumento dei tassi di interesse.

A nostro avviso è troppo presto anche solo per avere un dibattito sull’inflazione e sull’aumento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti o altrove. È probabile che si inizi ad assistere a riaperture graduali nella maggior parte del mondo sviluppato nel corso delle prossime settimane, man mano che la campagna di vaccinazione prende ritmo. La spinta economica che tutti ci aspettiamo – guidata da tassi di risparmio molto alti – sarà in qualche modo compensata da alti livelli di debito, disoccupazione, e quindi limitata pressione salariale. Questa lista non è esclusiva. Il dibattito acquisterà più forza quando ci dirigeremo verso la seconda metà del 2021 e inizierà una fase di maggior normalizzazione. Non bisogna dimenticare che i tassi d’interesse non devono fare nulla perché i titoli di stato reagiscano ed è probabile che ci sia una pressione al rialzo sulle curve dei rendimenti – guidata dagli Stati Uniti – a prescindere da quale sarà effettivamente la politica della Federal Reserve. La gestione della curva dei rendimenti mitigherà questo fenomeno, poiché non c’è il desiderio che i rendimenti dei titoli di stato vadano troppo in alto o che le curve si irrigidiscano troppo. Ci saranno anche acquirenti naturali che entreranno a un certo punto, limitando di nuovo la traiettoria verso l’alto.

Il dollaro continua a mostrare una certa resistenza nel breve termine, quindi dovremo aspettare per vedere se la traiettoria al ribasso continuerà con il passare dei mesi. Per i mercati emergenti, non abbiamo ancora visto alcun effetto significativo derivante dall’aumento dei rendimenti dei Treasury. È probabile che assisteremo a un restringimento degli spread prima che ciò accada. Il premio di rischio medio sui bond in valuta locale dei mercati emergenti è di 306 punti base (al 12 febbraio 2021), quindi significativamente al di sopra dei livelli che hanno fatto precipitare la volatilità nel 2009 e nel 2018. La vera preoccupazione per gli investitori dei mercati emergenti sembrerebbe essere ancora l’insostenibilità dei livelli di debito per alcuni dei titoli di Stato più deboli.

Si ha ancora l’impressione che ci sia eccessiva euforia sui mercati finanziari e quindi un rallentamento non sarebbe una sorpresa. Detto questo, con un maggior Quantitative Easing, il lancio della campagna vaccinale e la probabilità di una vera spinta alla crescita con la riapertura delle economie, forse le valutazioni nel breve termine sono irrilevanti. Il rischio maggiore resta un ritardo significativo sulla riapertura delle economie e sulla ripresa che tutti ci aspettiamo, per quanto improbabile possa sembrare ora. Restiamo positivi sui fallen angel e sulle società di ottima qualità che realizzeranno una buona performance quando le economie si riprenderanno.

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