Mercati, commodity: un’inversione di rotta potrebbe essere dietro l’angolo

Nitesh Shah, Head of Commodities & Macroeconomic Research Europe di WisdomTree

I timori di recessione continuano a crescere mentre le banche centrali aumentano i tassi di interesse a livelli che ritengono in grado di neutralizzare l’inflazione. Tuttavia, l’incongruenza delle politiche continuerà a ostacolare gli sforzi. Un esempio è stato fornito dal Regno Unito: mentre il governo allentava la politica fiscale tagliando le tasse e ponendo dei tetti ai prezzi dell’energia per alleviare il peso della crisi energetica, la Banca d’Inghilterra aumentava i tassi. I mercati, notando i problemi di questa impostazione, hanno venduto con decisione i titoli di stato britannici. Il Comitato di politica finanziaria della Banca d’Inghilterra è quindi dovuto intervenire e acquistare i Gilt britannici per salvare il fragile settore pensionistico dall’implosione. Tuttavia, questo acquisto costituisce una mossa di quantitative easing, rendendo così molto più difficile il lavoro del Comitato di politica monetaria della Banca d’Inghilterra. Questo esempio, seppur estremo, è destinato a ripetersi altrove, con un sostegno fiscale non mirato per aiutare le famiglie che soffrono di una crisi del costo della vita, una mossa che mette i bastoni nelle ruote della banca centrale.

A settembre la Federal Reserve ha effettuato il suo terzo aumento consecutivo dei tassi di 75 punti base. Il ritmo degli aumenti dei tassi è superiore a quello della maggior parte delle banche centrali, il che fa apprezzare il dollaro USA. Inoltre, poiché l’economia statunitense è più solida di quella europea, giapponese e di molti altri partner commerciali, è probabile che gli Stati Uniti continuino ad aumentare i tassi a un ritmo più sostenuto. Pertanto, il dollaro USA potrebbe avere un ulteriore rialzo e, di conseguenza, i prezzi delle materie prime potrebbero continuare a subire venti contrari.

Tuttavia, le scorte di molte materie prime sono significativamente al di sotto della media storica e il numero di materie prime in backwardation – dove i prezzi spot sono più alti di quelli a termine – sono ai massimi storici. Entrambi fattori che segnalano una dinamica di domanda e offerta molto rigida. A giudicare dal posizionamento speculativo netto e dai prezzi tecnici, il pessimismo si è diffuso in molti mercati delle materie prime.

Nonostante i timori di recessione, questo pessimismo appare ingiustificato, se si considerano i fondamentali, e potremmo assistere a un rally di ricopertura delle posizioni short in diverse materie prime, man mano che queste ultime si sbloccheranno. Al momento in cui scriviamo, stiamo assistendo a un forte rally dell’argento, che ha guadagnato l’8,5%. In questo periodo è possibile che le posizioni short sovraccaricate si stiano alleggerendo.

Prevediamo che l’offerta di molte materie prime continuerà a restringersi. Gli elevati costi energetici stanno costringendo le fonderie a interrompere le attività. L’Opec è chiaramente insoddisfatta dei recenti cali del prezzo del petrolio e ha già iniziato a intervenire. Il passaggio sicuro dei cereali dall’Ucraina non è garantito oltre novembre. Il London Metal Exchange potrebbe limitare la consegna del metallo russo nei suoi magazzini. In breve, riteniamo che i rischi per l’offerta siano numerosi e che sarà necessaria una forte riduzione della domanda per mantenere i mercati in equilibrio.

Le prospettive per le materie prime

La prospettiva di un picco di assertività da parte delle banche centrali potrebbe attenuare i venti contrari per i metalli preziosi. Sebbene continuino ad esserci dei problemi evidenti, questi ultimi hanno registrato una leggera ripresa nell’ultima settimana di settembre e nella prima settimana di ottobre. Il sentiment, misurato dal posizionamento speculativo, rimane contenuto e potrebbe dare un colpo di coda se tornasse positivo.

I metalli industriali scontano le pressioni cicliche, ma le prospettive a lungo termine restano favorevoli. I timori di recessione continuano a pesare sui metalli industriali, che quest’anno hanno visto il loro posizionamento speculativo ridursi significativamente. Tuttavia, la crescente rigidità del mercato fisico e le forti prospettive di crescita della domanda legate alla transizione energetica potrebbero predisporre il paniere a una forte ripresa una volta che i venti contrari ciclici si saranno attenuati.

Il settore energetico ha registrato la peggiore performance tra i principali sottosettori del mercato delle materie prime. Tutte le materie prime energetiche hanno registrato perdite. Tuttavia, un’azione coraggiosa da parte dell’OPEC+ potrebbe invertire i cali del petrolio, come già avvenuto nel 2020. Con la scarsità di gas naturale a livello globale, i benchmark statunitensi dovrebbero aumentare quando si ripristinerà la capacità di esportazione. Il carbone sembra ipervenduto e probabilmente attirerà chi è in cerca di occasioni.

Le materie prime agricole non sono riuscite a resistere al sell-off globale a causa del dollaro USA forte e dei timori di recessione. Le materie prime agricole (ad eccezione del grano e dello zucchero) sono state sotto pressione il mese scorso a causa dei timori di un calo della domanda nel contesto del sell-off. Tuttavia, ci aspettiamo che sia il lato dell’offerta a dettare l’andamento dei prezzi. L’aumento dei costi dei fertilizzanti e il verificarsi di La Nina per il terzo anno consecutivo potrebbero rappresentare un rischio per le prospettive di approvvigionamento delle materie prime agricole.