Mercati: a Wall Street inizia ad echeggiare un campanello d’allarme

Venerdì scorso l‘S&P500 ha chiuso sopra quota 5.000 punti segnando un nuovo record storico ed inanellando una serie di chisure settimanali positive che non si vedeva dall’ormai remoto 1972 (14 settimane su 15).

Alla base di questo rialzo ci sono l’80% delle aziende che hanno pubblicato le trimestrali che hanno battuto le aspettative della vigilia contro una media storica pari al 74% al quale si aggiunge la narrativa legata al soft landing ormai domina gli scambi tanto che i mercati possono ora permettersi anche di “normalizzare” le attese sulla dinamica dei tassi da parte della FED quest’anno senza troppi contraccolpi.

Di fatto il mercato dei derivati sconta al momento 4 tagli (al massimo 5) da 25 bps nel corso di questo 2024 contro i 7 preventivati a fine dell’anno scorso, una posizione più allineata ai desiderata della FED (che ipotizza 3 tagli) e sicuramente una impostazione più conservativa che dovrebbe di fatto contribuire a stabilizzare i corsi nei mesi a venire, mettendoli al riparo da evoluzioni indesiderate di politica monetaria.

Ciò nonostante l’ennesimo record dei mercati azionari americani inizia a creare un po’ di nervosismo tra gli addetti ai lavori che si chiedono ora quanto possa effettivamente andare avanti questo movimento prima dell’inevitabile fase correttiva che a questo punto sembra prossima alla luce anche della posizione di ipercomprato che segnalano gli indicatori di forza relativa sul mercato azionario.

S&P 500 in ipercomprato tecnico

Di certo un primo banco di prova lo avremo domani con la rilevazione dei prezzi al consumo in USA (CPI) che dovrebbe mostrare un progresso del 2,9% nella dinamica dei prezzi a gennaio, il più contenuto dal marzo del 2021.

A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim