“Il modello economico cinese si sta evolvendo. Nel 1999, lo stipendio medio era pari a 1.000 dollari all’anno. A quei tempi, il modello di sviluppo economico si basava sulla produzione e sulle infrastrutture: per diventare ‘fabbrica globale’ a quell’epoca la Cina costruiva strade, ponti, porti, aeroporti per plasmare i materiali nei prodotti finali. Questa era la forza trainante dell’economia, ma ora il reddito medio è salito a quasi 13.000 dollari l’anno; dunque, la Cina non è più competitiva nel settore manifatturiero. Nel frattempo, l’economia locale si sta orientando verso i consumi e la tecnologia. Il vantaggio dell’aumento dei salari è che le persone possono consumare. Durante questo periodo, il Paese ha investito molto nella tecnologia (ad esempio, nella rete di telecomunicazioni)”. E’ l’analisi di Jian Shi Cortesi, gestore dei fondi Gam Asia Focus Equity e Gam China Evolution Equity di Gam Investments. Di seguito la sua visione sullo scontro fra Stati Uniti e Cina per il dominio dei mercati globali.
Se si considera la composizione del Pil, il settore agricolo è oggi in singola cifra e il settore dei servizi rappresenta già oltre il 50% dell’economia, mentre nella maggior parte delle economie sviluppate (pensiamo agli Stati Uniti o all’Europa) i servizi arrivano a rappresentare oltre il 70% del Pil. La direzione dell’economia cinese è chiara, e considerando che l’economia dei servizi è guidata principalmente dai consumatori, questa tendenza dovrebbe mantenersi nei decenni a venire.
Dopo il Covid, la parte dell’economia ancora in ritardo è legata principalmente ai viaggi, all’hotellerie, alle compagnie aeree e ad alcuni esercizi della ristorazione. Durante il periodo della pandemia, il governo si è concentrato sul sostegno dei consumi, con agevolazioni per i consumatori o per l’attività delle Pmi, consentendo alle banche di fornire loro supporto attraverso la liquidità.
Inoltre, il momento dello scoppio della pandemia è stato fortuito perché ha coinciso con il Capodanno cinese. Durante questo periodo di festeggiamenti, molte persone sono solite trascorrere un paio di settimane in vacanza e diversi impianti di produzione e negozi al dettaglio sono chiusi. Anche la quarantena è rientrata nel periodo delle vacanze, che tende a essere caratterizzato da una bassa attività economica. A partire da marzo, la Cina ha iniziato a riaprire i battenti e già a maggio il 90% dell’economia era tornata alla normalità.
Anche se il mercato globale si è ripreso abbastanza bene, l’ipotesi di una seconda ondata è un rischio significativo. Finora abbiamo visto piccoli focolai in Cina, ma il governo è stato in grado di contenere la recrudescenza abbastanza rapidamente con lockdown localizzati, anche relativi a un piccole aree cittadine. Pertanto, in caso di riacutizzazione della pandemia, ci aspettiamo che la Cina sia in grado di gestirla più efficacemente di altre regioni.
Un secondo rischio riguarda l’incertezza della domanda esterna. Finora le esportazioni si sono mostrate piuttosto resilienti; tuttavia, maggiori difficoltà a livello globale potrebbero essere una fonte di incertezza. In risposta, il governo cinese sta mettendo in atto misure per enfatizzare il consumo interno. Se necessario, riteniamo che saranno ulteriormente allentate le condizioni monetarie.
Infine, un fattore di rischio molto importante è rappresentato dalle tensioni tra Stati Uniti e Cina. Ci aspettiamo che questa diventi la “nuova normalità” nel prossimo decennio. In precedenza, vivevamo in un mondo dominato da una sola potenza – gli Usa – ma negli ultimi anni l’economia cinese è cresciuta tanto da rivaleggiare con quella statunitense.
Usa e Cina, testa a testa per il dominio economico e politico mondiale
Inevitabilmente è iniziata una competizione con gli Stati Uniti in alcune aree, come la tecnologia, le risorse naturali o l’influenza politica. In risposta, Washington ha abbracciato una serie di approcci che hanno incrementato le tensioni tra i due Paesi. Questa rivalità si è manifestata sotto diverse forme, tra cui la guerra commerciale, la messa al bando di Huawei e Tiktok, l’inserimento di diverse aziende tecnologiche cinesi nella “Entity List” statunitense. Tutti questi sono segni della rivalità Usa-Cina e ci aspettiamo che questa dinamica continui in futuro, possibilmente con altre forme e modalità.
In particolare, la tecnologia è un importante terreno di scontro. Di conseguenza, la Cina ha realizzato che l’ambiente esterno è diventato meno amichevole, per cui la politica è stata sempre più orientata a stimolare il consumo interno. In breve, la Cina deve fare maggiore affidamento sulla domanda interna. Allo stesso tempo la messa al bando di Huawei, ad esempio, ha dimostrato che la Cina è debole in termini di semiconduttori. La mancanza di accesso ha scatenato un’enorme discussione sulla necessità di accelerare in questo settore per raggiungere l’autosufficienza. Quindi, ancora una volta, ci aspettiamo che ciò generi maggiori opportunità nella tecnologia per gli investitori nei prossimi anni.
Per il resto dell’anno, oltre a Covid-19 e allo sviluppo di vaccini, saranno un fattore anche le elezioni Usa. Abbiamo avuto il tempo di analizzare entrambi i possibili risultati e di prepararci. È più probabile che una presidenza Biden opti per un approccio più graduale nei confronti della Cina; non ci aspettiamo che cambi questa rivalità, ma l’atteggiamento potrebbe essere meno aggressivo mediante la ricerca di alleanze con altri Paesi per isolare la Cina. Mentre con Trump, data la sua personalità, è più probabile che si verifichi una rottura tra Cina e Stati Uniti che rappresenterebbe un rischio non solo per la Cina, ma anche a livello globale.
Tuttavia, dato che Trump ha stretto un accordo commerciale nel corso del primo mandato, in uno scenario di secondo mandato, potrebbe non porre così tanta pressione sul piano commerciale con lo scopo di far andare a buon fine questo accordo per mostrare il successo da lui generato.
Comunque, come si è visto nella campagna di Clinton e Trump, è molto facile cadere in errore nel pronosticare un esito. Gli investitori farebbero meglio a non tentare previsioni, soprattutto nel breve termine. Già nel 2017, tutti coloro che hanno cercato di anticipare il mercato hanno perso il fattore più importante, ovvero la guerra commerciale iniziata due mesi dopo la fine del 2017.
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