“Nell’attuale contesto caratterizzato da difficoltà commerciali mai viste prime è ancora possibile trovare opportunità di investimento interessanti. La chiave è ricordare che il commercio globale non implica solo il trasferimento di beni fisici da un luogo all’altro. Oggi, il commercio transfrontaliero avviene sempre più online attraverso servizi e transazioni digitali che, in molti casi, non sono soggetti a misure di restrizione alla frontiera e non sono ostacolati nel trasporto. Nell’era del Covid è emerso un ampio divario tra le società che hanno capacità globali di e-commerce ben sviluppate e quelle che non riescono a condurre rapidamente le loro attività online. Il 2020 è stato un anno difficile, ma è anche stato uno dei migliori anni di sempre per le grandi multinazionali con modelli di business digitali efficienti. In molti casi, la loro crescita ha subito un’accelerazione durante la recessione”. E’ quanto afferma Jody Jonsson, Gestore di portafoglio azionario di Capital Group.
Amazon, Alphabet, Facebook e Netflix sono i nomi che vengono subito in mente quando si pensa ai leader del digitale, ma ci sono anche processori di pagamento online come PayPal, provider di cloud computing come Microsoft e produttori di chip come Taiwan Semiconductor che hanno dimostrato una resilienza incredibile durante un periodo di estrema volatilità economica e di mercato. In particolare, le società che si occupano di processare i pagamenti digitali rappresentano un’opportunità davvero interessante poiché hanno assistito a un forte aumento delle transazioni “contactless”. Una volta terminata questa crisi, molte più persone si sentiranno a proprio agio nell’effettuare pagamenti digitali e probabilmente non sentiranno la necessità di utilizzare il denaro contante come facevano in precedenza, il che costituisce un grande vantaggio per aziende come PayPal, Mastercard, Visa e MercadoLibre, tra le altre. Tra dieci anni, i pagamenti digitali saranno la norma e la gente vi guarderà storto se tenterete di pagare in denaro contante.
La resilienza delle multinazionali nei periodi incerti fa leva, in generale, su manager intelligenti, tenaci ed esperti che hanno sperimentato ogni genere di contesto commerciale, favorevole e sfavorevole. Per la maggior parte, si tratta di società di grandi dimensioni, ben capitalizzate e ben consolidate che possono trovare una strada per il successo indipendentemente dalle difficoltà che incontrano. C’è una ragione per cui le multinazionali sono arrivate a dominare l’economia mondiale. A nostro avviso, le grandi imprese globali usciranno dalla pandemia ancora più forti di prima, semplicemente perché sono in grado di resistere meglio alla tempesta.
Durante la pandemia sono emersi altri temi di investimento interessanti come l’assistenza sanitaria, settore che sta ovviamente ricevendo molta attenzione. Gli occhi di tutti sono puntati sulle aziende farmaceutiche che stanno lavorando per sviluppare un vaccino per il Covid, ma ancora più interessanti sono le società che producono apparecchiature e forniture mediche, come Thermo Fisher. Forse non sappiamo quale produttore sarà il primo a sviluppare un vaccino sicuro ed efficace, ma sappiamo che dovranno acquistare i materiali e le attrezzature specialisiche forniti da aziende meno conosciute nel settore sanitario.
È ampiamente dimostrato che le aziende più solide nel tradizionale settore retail, duramente colpito dalle misure anti-Covid nel corso degli ultimi sette mesi, stanno diventando sempre più forti, come ad esempio i rivenditori statunitensi Costco e Home Depot. I rivenditori ritenuti “essenziali” che hanno avuto la capacità di soddisfare una domanda in crescita vertiginosa sono riusciti ad aumentare la loro quota di mercato. Più si protrarranno i lockdown, più le persone si abitueranno a fare acquisti presso queste aziende e continueranno probabilmente a farlo anche dopo che l’economia avrà completamente riaperto. Nike è un’altra società che ha registrato ottimi risultati spostando aggressivamente le vendite sul web. In sostanza, la crisi legata al Covid ha rafforzato la solidità dei modelli di business efficaci.
Negli Stati Uniti hanno sede un gran numero di multinazionali, ma se gli investitori si concentrassero esclusivamente sugli Usa danneggerebbero se stessi. L’azionario europeo, ad esempio, potrebbe avere accumulato un ritardo rispetto ai mercati statunitensi se si guarda agli indici, ma ci sono determinate società al di fuori degli Stati Uniti che sono leader a livello mondiale: si veda Nestlé, la più grande azienda alimentare del mondo, e Lvmh, la più grande realtà dei beni di lusso a livello globale. Non crediamo alle multinazionali come a società statunitensi, francesi o britanniche; pensiamo ad esse come a società globali in un contesto di opportunità globali. Nei mercati emergenti, avviene all’incirca lo stesso. Sì, ci sono meno grandi multinazionali, ma sia il loro numero che la loro influenza sono in crescita. Negli ultimi trent’anni, Taiwan Semiconductor è diventata il più grande produttore di chip al mondo con un impressionante elenco di clienti, tra cui Apple, Sony e Qualcomm. Molti altri paesi, come la Cina, l’India e il Brasile, stanno coltivando i loro giganti multinazionali che fanno grande concorrenza ai loro omologhi statunitensi ed europei.
Il contesto commerciale globale in continua evoluzione caratterizzato da guerre commerciali, diffusione della politica populista e preoccupazioni per il virus, non crea un’inversione di tendenza al processo di globalizzazione ma più un adattamento delle multinazionali a tale ambiente. A nostro parere, le società manterranno i loro impianti di produzione e le loro basi di clienti a livello globale, ma aumenteranno sempre più la propria presenza a livello locale nelle loro operazioni. La definiamo “multi-localizzazione”: essa implica il ritorno di alcuni segmenti della catena di fornitura negli Stati Uniti, continuando a esternalizzarne altri e creando nuovi impianti di produzione in aree chiave in tutto il mondo. Si tratta di un’altra lezione che abbiamo imparato dalla crisi del Covid: è di fondamentale importanza avere catene di fornitura diversificate. Come investitori a lungo termine, crediamo che il 2021 sarà probabilmente un periodo di transizione difficile, poiché le principali economie del mondo stanno tentando di riaprire completamente mantenendo il virus sotto controllo. Come dicono i nostri economisti interni, “il virus è l’economia” e fino a quando non avremo un vaccino, il percorso verso la ripresa rimarrà decisamente incerto.
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