Investimenti, un problema chiamato criptovalute

A cura di Mark Hawtin, Investment Director di GAM Investments

La regolamentazione nell’ambito delle criptovalute è una tematica complessa che la espone a diversi possibili scenari. A questo proposito, riteniamo in primis che l’attività di supervisione non andrebbe affidata esclusivamente alle autorità normative.

Mentre Coinbase ha annunciato una partnership con Blackrock, confermando la sua posizione di leadership tra le criptovalute e le piattaforme basate su blockchain, l’attenzione ora si rivolge alle norme che regolano il settore. La SEC, l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori, ha avviato un’azione legale contro Coinbase sostenendo che nove delle sue valute quotate sono titoli e quindi la società sta violando la legge sui titoli. Nel contempo, il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha denunciato tre persone per insider trading, con l’accusa di aver manipolato il mercato sfruttando informazioni riservate. I tre indagati, un impiegato di Coinbase, Isahn Wahi, e altre due persone che avrebbero guadagnato 1,5 milioni di dollari, negano l’accusa. In questo caso i riflettori sono stati puntati su Coinbase, tuttavia, secondo noi, resta aperto un interrogativo importante, ovvero chi è responsabile della regolamentazione delle criptovalute e come andrebbero regolate? Il fatto che Coinbase sia stata coinvolta nel caso è una mera coincidenza e non il sintomo di procedure scorrette da parte della società. Infatti è stata proprio Coinbase a denunciare i tre indagati alla SEC, oltre a licenziare il suo dipendente.

La regolamentazione del settore è indubbiamente in ritardo. Le norme esistenti sono così inadeguate che Bitcoin ed Ethereum sono considerate una commodity da parte della Commodity Futures Trading Commission (CFTC), e ciò è stato anche accettato dalla SEC. Oggi la loro portata è tale che se si cercasse di applicare la legge sui titoli si rischierebbe di destabilizzare il mercato, e probabilmente i principali centri di negoziazione di bitcoin si trasferirebbero all’estero. Praticamente la posizione competitiva degli Stati Uniti nelle criptovalute verrebbe messa a repentaglio.

Si è aperta dunque una competizione su chi dovrebbe regolare il settore delle criptovalute, la SEC o la CFTC. La posizione della SEC è difficile poiché non c’è una definizione univoca di titolo. Pertanto, si sta tentando di legiferare partendo dalle controversie, però non è la strada ideale. Secondo la SEC, la definizione di “titolo” comprende i contratti di investimento come stabilito dalla Corte Suprema nel 1946 nel caso SEC contro Howey. D’altra parte, la CFTC sostiene che le criptovalute sono appunto una valuta e dunque una commodity regolamentata dal Commodity Exchange Act del 1934, una legge entrata in vigore molto prima della nascita delle criptovalute. C’è dunque tensione tra la SEC che applica la legge sui titoli e la CFTC che applica la legge sui derivati. La supervisione per la SEC spetta al comitato finanza del Congresso, mentre per la CFTC spetta al comitato per l’agricoltura. Entrambi con programmi e gruppi di pressione differenti.

A nostro giudizio, l’obiettivo della SEC è di ottenere il ruolo di supervisione, e le azioni legali sono un mezzo per ottenere lo scopo e non riguardano specificatamente i meccanismi operativi. Coinbase, coinvolta recentemente nella vicenda, è pronta a discutere delle norme applicabili con la SEC, che invece sembra meno aperta al dialogo. Coinbase, in una recente istanza, ha fatto presente che la SEC dovrebbe stravolgere la regolamentazione se vuole far rientrare le criptovalute nella definizione di titolo. In altri termini, la SEC deve lavorare ancora molto prima di poter regolamentare le criptovalute, comunque il settore non è contrario a collaborare con le autorità su tali aspetti. Un’altra causa legale in corso, che riguarda Ripple, potrebbe portare a un nuovo precedente legale, anche se noi siamo ancora scettici.

Il processo verosimilmente sarà lento, tuttavia gli scenari possibili secondo noi sono tre. Il primo e il meno probabile è che la SEC abbia la meglio. In tal caso, verrebbero privilegiati gli intermediari/dealer esistenti che potrebbero iniziare a offrire facilmente le loro competenze nello scambio di criptovalute sulle piattaforme esistenti a scapito delle borse attuali. Nel secondo scenario prevarrebbe la CFTC e le criptovalute verrebbero considerate una valuta. Una proposta di legge del Senato presentata a fine agosto dal comitato per l’agricoltura assegnerebbe alla CFTC il ruolo di supervisore delle due principali criptovalute e delle piattaforme in cui vengono negoziate. Il disegno di legge prevede che le altre criptovalute vengano suddivise tra la CFTC e la SEC, per quanto il procedimento per giungere a tale suddivisione non sia ancora chiaro. Il terzo scenario, e quello che ci sembra più probabile, è che il Congresso, nonostante lo scetticismo dimostrato finora, alla fine decida di introdurre una nuova legislazione sulle criptovalute. È l’unica soluzione che ci sembra praticabile nel lungo periodo. Si tratta infatti di una nuova asset class che richiede nuove leggi. In questo momento sembra che la tendenza sia quella di escludere la SEC e consentire invece al Congresso di incaricare della materia la CFTC (attraverso tre leggi bipartisan), affidando la supervisione delle stablecoin alla Federal Reserve. In altri termini, il ruolo della SEC è importante ma è solo una tessera del puzzle.

Affidare la supervisione totale alla SEC metterebbe gli Stati Uniti in una posizione per nulla competitiva; pertanto, dubitiamo che questa linea politica prevalga. Ogni altro sviluppo consentirà alle piattaforme esistenti di mantenere intatto il business model, e le società come Coinbase, che stanno cercando di essere trasparenti e di conservare l’attività negli Stati Uniti, alla fine consolideranno la loro posizione come leader di mercato.