Finanza sostenibile, ecco quanto impattano i fattori Esg sull’obbligazionario

Per il terzo anno consecutivo, Banor Sim insieme alla School of Management del Politecnico di Milano ha portato avanti una nuova ricerca in ambito Esg, che si concentra sul mercato obbligazionario. Dopo le precedenti analisi più puntuali prima sul mercato azionario, poi su quello obbligazionario, questa volta l’obiettivo è stato rispondere a una domanda specifica sul trend trimestrale del rating Esg e la sua possibile relazione con i rendimenti delle obbligazioni societarie. Per lo studio sono state considerate sia obbligazioni high yield che investment grade e si è proceduto ad osservare la relazione tra il miglioramento o il peggioramento del punteggio di sostenibilità di ciascuna e il relativo rendimento.

Quando il rischio di insolvenza è trascurabile, cioè sul mercato investment grade, l’andamento delle metriche Esg non ha un impatto così rilevante sui rendimenti; guardare ai miglioramenti (o peggioramenti) fa emergere una buona correlazione con la componente Social, in particolare per quello che riguarda la gestione della sicurezza e delle controversie con i clienti ed eventuali premi in tema di responsabilità sociale. Quando invece il rischio di insolvenza è maggiore, considerando cioè i titoli high yield, i fattori Esg si dimostrano marcatamente più importanti; in particolare, un portafoglio costruito secondo una logica “dinamica” (guardando quindi a miglioramenti e peggioramenti) rispetto ai fattori Environmental e Governance è stato in grado di generare extra-rendimenti significativi.

Lo scarso impatto dei fattori Esg sui rendimenti obbligazionari investment grade è probabilmente legato al fatto che il tasso di default dei titoli investment grade è praticamente zero (la media degli ultimi 10 anni è 0,01%, ovvero solo lo 0,01% delle società investment grade fallisce entro 12 mesi), quindi le dinamiche dei rendimenti sembrano più determinate dalle politiche delle banche centrali che dai fondamentali dell’emittente. Nel mondo high yield, dove invece le dinamiche dell’emittente sono cruciali, l’andamento trimestrale del rating Esg ha un impatto sui rendimenti. La conclusione è che una gestione dinamica del portafoglio, che includa anche considerazioni Esg, mostra migliori parametri rispetto a una gestione più statica.

“La partnership con Banor Sim in questi tre anni ci ha permesso di maturare una conoscenza approfondita sulla relazione fra performance di mercato dei titoli finanziari e metriche Esg delle imprese emittenti”, commenta Giancarlo Giudici, professore ordinario di Corporate Finance alla School of Management del Politecnico di Milano. “Questa competenza sarà messa al servizio di un prossimo nuovo master universitario in Sustainable Finance che il Politecnico di Milano offrirà a partire dal 2021, con l’obiettivo di formare professionisti in grado di integrare valutazioni di sostenibilità nell’analisi finanziaria fondamentale”.

Metodologia

L’analisi ha riguardato 799 obbligazioni quotate sui listini europei, di cui 234 con rating investment grade e 565 high yield emesse tra gennaio 2014 e dicembre 2018 ad esclusione dei titoli con opzioni di tipo put, call o convertibili, nonché quelli emessi da banche, società finanziarie e immobiliari.

Utilizzando i prezzi pubblicati da Refinitiv si è calcolato il Total Return (TR) trimestrale, comprensivo di eventuali cedole distribuite. Inoltre, utilizzando i dati pubblicati da Refinitiv Eikon, è stato calcolato l’Esg Rating Momentum (Esgm), cioè l’incremento del rating Esg registrato durante lo stesso trimestre, se positivo, o il decremento se negativo.

Per ogni trimestre nell’arco dei 4 anni considerati, sono stati creati due portafogli, uno composto dalle obbligazioni che hanno mostrato un valore di Esgm sopra quello mediano (High Esgm), l’altro (Low Esgm) composto dagli altri titoli, che hanno quindi mostrato un valore di Esgm sotto quello mediano. In seguito, a ogni titolo presente nel campione High Esgm è stato affiancato un titolo comparabile nel campione Low Esgm. Questa procedura di matching è necessaria per stimare con la massima precisione le differenze di rendimento riconducibili unicamente alla dinamica della performance ESG, e non ad altri fattori.

Evidenze

Lo studio ha messo in luce che dal 2014 al 2018 i titoli high yield hanno un rendimento differenziale positivo e significativo, pari a circa il 9%. Per le obbligazioni investment grade l’unica componente che impatta positivamente sul rendimento è stata il fattore Social, mentre sui titoli high yield incidono positivamente i fattori Environmental e Governance. Se confrontata con una strategia “statica” in cui si selezionano le emittenti con migliore punteggio Esg in valore assoluto, la strategia “dinamica” che guarda i progressi incrementali legati alle strategie aziendali ha dimostrato per i titoli high yield di essere più efficiente, dal 2015 in avanti.

“Seppure non vi è alcuna garanzia che le correlazioni individuate siano verificate anche per il futuro”, conclude Angelo Meda, Responsabile della Ricerca Esg in Banor Sim, “crediamo però che i risultati siano interessanti, in quanto può essere complesso confrontare un’azienda emittente con un’altra rispetto al punteggio Esg, ma è certamente più facile esaminare se la stessa azienda compie progressi positivi o negativi nel corso del tempo. Guardando a questa evidenza è possibile aggiungere quindi nuove informazioni utili per la gestione attiva dei portafogli obbligazionari”.

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