Enria (Bce): più colossi alla JP Morgan in Europa

“Vorrei più di una JP Morgan europea. Vorrei che più banche con un portafoglio più diversificato fossero presenti in diverse parti dell’unione bancaria. Inoltre JP Morgan sta aprendo un franchising di digital banking, con il quale intende espandere l’attività digitale ai clienti al dettaglio in tutta l’area dell’euro. Vedo per contro che le banche europee sono più segmentate nelle loro operazioni transfrontaliere e questo credo sia un’opportunità mancata”. Questo il pensiero di Andrea Enria, presidente del Consiglio di vigilanza della Banca centrale europea, riportato in un’intervista al Sole 24 Ore. Alla domanda se il consolidamento transfrontaliero può aiutare le banche europee ad affrontare le sfide del futuro, Enria risponde: “La questione del consolidamento è comparsa sul mio radar quando sono entrato in Bce cinque anni fa, perché il settore si lamentava del fatto che avrebbero voluto consolidarsi ma non potevano farlo a causa dei requisiti patrimoniali aggiuntivi che la Bce avrebbe imposto. Il mio primo ruolo è stato quello di chiarire che questa percezione era errata e di far capire alle banche che non sarebbero state penalizzate dal punto di vista prudenziale dopo una fusione. Per quanto riguarda l’aspetto transfrontaliero, il mio messaggio è sempre stato uno: nessun vincolo da parte nostra. Vedo il vantaggio di avere banche più diversificate tra gli Stati membri: così se uno shock colpisce uno Stato, le perdite in quello Stato si possono compensare con i profitti realizzati in un altro Paese. In termini di stabilità, la diversificazione crossborder contribuisce ad assorbire lo shock”. Questo il principale vantaggio visto da Enria.

Per quanto riguarda il tema dell’Unione bancaria, Enria afferma: “È vero che il dibattito si è arenato. Ma la discussione sul pacchetto sulla gestione delle crisi bancarie e sull’assicurazione dei depositi (Cmdi), ora in discussione al Consiglio e in Parlamento, rappresenta un passo importante verso il completamento dell’Unione bancaria, verso l’armonizzazione delle modalità di gestione delle crisi, e dovrebbe aumentare la fiducia tra Stati membri per compiere il passo finale del completamento dell’Unione bancaria”.

Il presidente del Consiglio di vigilanza della Bce affronta poi il tema tecnologico: “Non vede l’euro digitale come una sfida per le banche. È un tentativo di far evolvere la moneta della banca centrale in un’era digitale. E per come la proposta è stata formulata e calibrata, si punta a un importo complessivo dell’uso dell’euro digitale che si colloca nella stessa fascia del contante. In quanto alle Big Tech, credo che questa sia la vera sfida per le banche. Le Big Tech potrebbero ottenere una licenza bancaria e, se lo facessero, si porrebbe il problema della dimensione del potere di mercato che avrebbero per la loro capacità di mettere assieme un’enorme quantità di informazioni a livello globale. Al momento non sembrano interessate a muoversi in questa direzione, forse perché non vogliono essere vigilate. In alternativa potrebbero fare come stanno facendo ora, sviluppare maggiormente l’attività bancaria come servizio, e questo credo sia la vera sfida”.