Qual è la crisi peggiore che avete vissuto nella vostra vita? “Avendo vissuto a Mosca, per me è stata probabilmente il default della Russia del 1998, con le carenze di beni di prima necessità che ha provocato. Per mia madre invece è stata il collasso dell’URSS, per mia nonna l’epoca Stalin, e così via”. Ad affermarlo è Polina Kurdyavko, Head of Emerging Market Debt, BlueBay AM, che di seguito illustra la prorpia view e il proprio outlook sull’attuale situazione dei mercati emergenti.
Le persone hanno diverse esperienze di crisi, ma per tutti si tratta di ciò che mette maggiormente alla prova i propri ‘meccanismi di adeguamento’, vale a dire la propria capacità di affrontare e adeguarsi alla situazione. Un motto attribuito a Winston Churchill suggerisce di “non sprecare mai una buona crisi”.
L’esperienza del Covid-19 sembra variare molto tra le economie sviluppate ed emergenti. Per una mia vicina dell’Oxfordshire, è stata la peggiore crisi della sua vita, mentre per alcuni colleghi nei Paesi emergenti si è trattato di un’esperienza relativamente poco impegnativa rispetto ad altre. È la nostra visione ad essere distorta o sono i mercati emergenti ad aver sviluppato meccanismi di adeguamento migliori?
In effetti, la performance del credito emergente è stata più solida del previsto quest’anno. Sia gli indici corporate che sovrani hanno ottenuto rendimenti positivi dall’inizio del 2020. Da qui in avanti, come per le persone, l’elemento chiave di differenziazione tra i vari Paesi emergenti saranno i meccanismi che adotteranno per affrontare la situazione, vale a dire, la qualità delle politiche e la capacità di gestire le sfide fiscali dei prossimi 12 mesi.
Finora, in alcune economie emergenti vi è stato uno scollamento tra il ritmo della ripresa economica – molto rapido – e l’abilità nel gestire la pandemia. In effetti, un numero sorprendentemente alto di Paesi è stato in grado di implementare misure di allentamento quantitativo e di adottare provvedimenti a sostegno di aziende e consumatori. Di conseguenza, gli indici PMI continuano a mostrare una ripresa solida, mentre l’aumento del debito è stato inferiore a molti Paesi sviluppati. Quasi un quarto dei mercati emergenti potrebbe chiudere l’anno con una crescita del Pil positiva su base annuale.
Sul fronte delle ristrutturazioni, gli investitori sono stati sorpresi in positivo dall’approccio favorevole al mercato adottato da Ecuador e Argentina, che ha permesso di accorciare le tempistiche e ridurre le perdite rispetto al passato. Tuttavia, a distanza di un mese dalla ristrutturazione, il debito argentino scambia a 35 centesimi sul dollaro, mentre quello ecuadoriano a circa 70. Qual è la causa di tale differenza?
Crediamo che la risposta stia nelle politiche adottate dai diversi Paesi. In effetti, i tre criteri che determinano il supporto degli investitori per un emittente sono visibilità, trasparenza e prudenza. Ad esempio, gli investitori – il FMI e i creditori – hanno supportato le politiche dell’attuale Governo dell’Ecuador, che ha adottato un approccio fiscale cauto e un’agenda a favore delle riforme. Al contrario, in Argentina il focus del Governo sembra essere troppo concentrato sulla propria popolarità. Senza azioni concrete per ripristinare la fiducia degli investitori, questi non sono disposti ad aumentare la propria esposizione, nonostante l’Argentina non debba ripagare alcun debito per i prossimi 4 anni.
In ultima analisi, crediamo che siano proprio le politiche adottate a determinare la capacità di un Paese di uscire da una crisi avendo effettivamente imparato qualcosa. Per questo, al di là del contesto macroeconomico, crediamo che il driver principale della performance dei mercati emergenti resteranno le politiche. Da questo punto di vista, è incoraggiante constatare che alcuni dei Paesi nei quali all’inizio dell’anno vedevamo più sfide, stanno iniziando a dare segnali positivi, come Turchia e Sudafrica. Tuttavia, le singole iniziative non bastano: la costanza è l’aspetto essenziale. Infatti, poter contare su un carry sicuro e affidabile è la prima priorità per gli investitori e in questo contesto di incertezza non c’è spazio per alcun errore.
Tutti noi veniamo trasformati dalle nostre esperienze di crisi. Oggi alcuni Paesi stanno affrontando sfide peggiori del Covid-19. Le famiglie che hanno perso la propria casa e i propri cari per via del conflitto nella regione del Nagorno-Karabakh probabilmente ricorderanno questa circostanza – e non il Covid-19 – come la peggiore crisi della propria vita. Allo stesso modo, le economie dei mercati emergenti hanno attraversato e sono state trasformate da molte crisi. I policymaker hanno un ruolo fondamentale nel determinarne l’esito: devono reagire e fare di tutto per non ‘sprecare’ queste crisi, per usare le parole di Churchill.
L’articolo Emergenti, perché è importante non “sprecare” la crisi pandemica proviene da Finanza Operativa.