Alle soglie delle elezioni presidenziali più inusuali della storia, gli investitori si interrogano su quale futuro attende l’economia e i mercati finanziari americani. Tanto i dati economici quanto quelli sanitari inviano segnali contrastanti: fattori come il reddito disponibile e le vendite retail suggeriscono una ripresa a “V”, ma al momento le perdite in termini di posti di lavoro sono state riassorbite solo in parte; allo stesso tempo, pur avvicinandosi la data di un eventuale vaccino, la seconda ondata di Covid-19 in Europa mostra quanto il virus possa ancora far male anche lì doveva aveva già colpito con forza.
Sul fronte economico, un nuovo pacchetto di stimoli sarebbe più che necessario, ma difficilmente sarà approvato prima delle elezioni. Bisognerà dunque attendere l’esito della tornata elettorale prima di vedere nuove misure a sostegno dell’economia. Su questo argomento, Julien Scholnick, Portfolio Manager di Western Asset, ritiene che lo stimolo fiscale ci sarà, indipendentemente da chi vincerà: “In caso di una netta vittoria Dem ci si attende però un pacchetto più consistente rispetto a un secondo mandato Trump. D’altro canto, con una presidenza Biden arriveranno – prima o poi – anche maggiori tasse e regolamentazione, che potrebbero in parte contrastare la spinta derivante dallo stimolo fiscale. Per questo è difficile determinare la reazione dei mercati”.
Di sicuro non mancherà la volatilità, e per questo Western Asset ha costruito portafogli in grado di sopportare qualsiasi scenario: “Dobbiamo comunque tenere sempre a mente che una qualche forma di stimolo fiscale arriverà, e che la politica monetaria continuerà ad essere di supporto per gli asset di rischio. Per questo manteniamo una posizione leggermente sovrappesata sui prodotti a spread e sulla duration, consapevoli che un aumento dell’inflazione è piuttosto improbabile”.
Se la reazione dei mercati al risultato elettorale è incerta, interessante è cercare di capire cosa i mercati stessi suggeriscono in merito all’esito della sfida tra Trump e Biden.
Jeff Schulze, Investment Strategist di ClearBridge Investments, sottolinea alcune indicazioni derivanti dalla storia delle presidenziali Usa. Ad esempio, gli unici tre presidenti non rieletti per un secondo mandato – Bush, Carter e Ford – sono stati anche i soli ad aver avuto una recessione e un aumento della disoccupazione nei due anni precedenti la tornata elettorale. E questa è la situazione in cui Trump si trova ora (grafico 1).
Allo stesso tempo però, contano molto le tasche degli americani: in genere l’incumbent non è stato rieletto quando il reddito reale disponibile pro capite è cresciuto meno dell’1% nell’anno elettorale. Ma nel 2020, grazie agli stimoli fiscali, il reddito reale disponibile pro capite è cresciuto notevolmente, il che è di buon auspicio per Trump (grafico 2).
Grafico 1
Grafico 2
Trump può sperare anche in un altro ricorso storico: in genere quando lo S&P 500 è cresciuto nei 3 mesi precedenti la tornata elettorale, il partito in controllo della Casa Bianca ha vinto le elezioni. Ciò è stato sempre vero dal 1986 in poi, e nell’86% dei casi dal 1936 in poi (grafico 3). Detto ciò, i sondaggi al momento contraddicono questa previsione.
Grafico 3
Chiaramente, che vinca Biden o Trump, il fattore chiave per la ripartenza sarà sempre legato all’andamento della pandemia, e dunque alla disponibilità di un vaccino.
“Attualmente ci sono due vaccini in fase di sperimentazione molto avanzata – spiega Marshall Gordon, Research Analyst di Clearbridge Investments – certamente entro fine anno (se non prima), sapremo se effettivamente funzionano o meno nel prevenire la malattia. Altrettanto importante però è accertarne la sicurezza per la popolazione generale, e da questo punto di vista potremmo dover aspettare l’arrivo del nuovo anno. Se però i risultati della sperimentazione saranno positivi, potremmo vedere già a dicembre l’autorizzazione di un uso emergenziale su un numero di persone limitato (personale sanitario e delle Rsa) sia negli Stati Uniti che in Europa”.
La diffusione di un vaccino su larga scala, e dunque di una probabile vittoria sul virus – conclude Gordon – sarà invece una questione del secondo e terzo trimestre 2020.
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