Cinque motivi per cui le big cap Usa potrebbero smentire le previsioni

Il dominio delle megacap tecnologiche ha indotto a interrogarsi sulla sostenibilità della fase rialzista dei mercati azionari, soprattutto negli Stati Uniti. “A nostro avviso, anche tenendo conto delle ultime impennate, le valutazioni complessive non sembrano eccessive: dopo essersi avvicinati ai minimi, gli utili aziendali globali hanno messo a segno un rimbalzo e potrebbero registrare un ulteriore miglioramento nel prossimo futuro, inoltre, il rallentamento dell’inflazione e il calo dei tassi di interesse potrebbero creare un contesto estremamente favorevole”. Parola di Marc Nabi, Equity Investment Director di Capital Group, che di seguito illustra nei particolari la propria view.

Anche se non è da escludere una certa volatilità legata agli utili, alle elezioni, al ritmo dei tagli dei tassi di interesse o agli eventi geopolitici, riteniamo che le azioni si trovino in una posizione privilegiata, come emerge nei grafici riportati a seguire. Il 2024 potrebbe non essere un anno eccezionale per i cosiddetti “Magnifici 7”. Nvidia continua a superare le altre società sulla scia dell’entusiasmo per l’IA, mentre le azioni di Apple, Alphabet e Tesla sono in calo da inizio 2024.

  1. La crescita degli utili sarà determinante per l’andamento delle azioni

La stagione degli utili è stata un successo in tutto il mondo. Al primo posto c’è senza dubbio il produttore di chip Nvidia che ha annunciato ottimi dati sulla crescita degli utili e un incremento della capitalizzazione di mercato di 277 miliardi di dollari USA. Meta si è classificata seconda, con un risultato netto che dimostra tutta l’efficacia delle misure di contenimento dei costi avviate un paio di anni fa. Oltre a un aumento della capitalizzazione di mercato di quasi 200 miliardi di dollari USA in termini di valore di mercato il 2 febbraio, Meta ha annunciato persino la distribuzione di un dividendo. Secondo i dati raccolti da FactSet, il tasso misto di crescita degli utili delle società nel settore IT dell’indice S&P 500 sarebbe salito del 22,7% su base annua. Le valutazioni di queste società sono elevate ma non eccessive, a nostro avviso non è opportuno trascurare queste società in quanto continueranno ad avere un impatto sui mercati e sulle economie. Molte di queste imprese stanno crescendo in maniera disciplinata e hanno raggiunto una leva operativa che storicamente non hanno mai avuto.

  1. Nonostante l’impennata, le valutazioni delle azioni USA non sembrano eccessive

A prima vista le valutazioni di alcuni settori dell’indice S&P 500 possono sembrare costose; tuttavia, l’analisi dell’intervallo dei rapporti P/E su base decennale della maggior parte dei settori rivela che potrebbe esserci ancora margine di crescita. La crescita degli utili avrà un ruolo cruciale rispetto alla sostenibilità dell’attuale trend rialzista delle azioni, mentre nello scorso decennio grande impulso è giunto dall’espansione dei multipli e dal contesto caratterizzato da tassi di interesse estremamente ridotti. Le valutazioni delle azioni USA non sembrano eccessive rispetto alle aspettative di crescita, soprattutto se si tiene conto della solidità degli ultimi dati sugli utili.

Anche il contesto economico degli Stati Uniti rimane favorevole, con un soft landing che appare più probabile di una recessione. Nondimeno ci aspettiamo alcuni episodi di volatilità del mercato dovuti al continuo nervosismo sul ritmo e sull’entità dei tagli ai tassi di interesse e sui dati relativi all’inflazione. Ad esempio, i dati sull’inflazione più elevati del previsto pubblicati a gennaio hanno suscitato perplessità in merito alla data in cui la Fed potrebbe iniziare a tagliare i tassi. Tuttavia, finché la crescita degli utili continuerà a essere in linea con le aspettative o superarle e finché il mercato del lavoro rimarrà solido, le azioni statunitensi non dovrebbero avere problemi. Le società con chiare dinamiche di crescita degli utili, potere di determinazione dei prezzi e capacità di mantenere le proprie quote di mercato dovrebbero essere in grado di uscire indenni da eventuali fasi difficili.

  1. Le società globali offrono un buon valore

Ad alto livello, considerando il P/E forward a 12 mesi, la maggior parte dei settori dell’indice ACWI sembra beneficiare di prezzi interessanti. Molti di questi settori hanno raggiunto o superato appena la media decennale dei relativi rapporti P/E forward, in un momento in cui le banche centrali di tutto il mondo dovrebbero allentare la politica monetaria e i tassi di interesse a lungo termine potrebbero scendere. Molte società europee e asiatiche hanno, ad esempio, raggiunto un’ottima quota di mercato in settori quali semiconduttori, aerospaziale, farmaceutico e beni di lusso. Anche le aspettative di tassi più bassi in vari mercati non statunitensi possono rappresentare un fattore di slancio per le azioni globali.

Il Giappone – il mercato azionario globale che ha realizzato i rendimenti migliori al mondo da inizio anno (al 29 febbraio) stando all’indice MSCI Japan – sta attirando l’attenzione grazie alle riforme del mercato azionario e della corporate governance attese da tempo. Nel frattempo, mercati emergenti come India e Messico potrebbero beneficiare della ricostruzione delle filiere globali, in quanto i loro nuovi hub produttivi sviluppano smartphone, automobili, elettrodomestici ed elettronica per computer. Nonostante il rallentamento dell’economia cinese, riteniamo che una serie di trend di lungo periodo, come i mutamenti demografici e la transizione energetica, possano apportare più profondità ai mercati emergenti rispetto al passato.

  1. Nuove aree di solidità in ascesa al di là dei Magnifici 7

Nonostante i rendimenti da capogiro realizzati nel 2023, i Magnifici 7 appaiono meno straordinari su un orizzonte temporale leggermente più lungo. Nei due anni che vanno da inizio 2022 a tutto il 2023, solo uno dei Magnifici 7 è risultato tra le società dell’indice S&P 500 con i rendimenti migliori, a causa dei forti ribassi registrati nel 2022. Se da un lato si può affermare che le valutazioni elevate dei titoli tecnologici siano giustificate dalla solidità dei relativi utili e dalle nuove prospettive di crescita nell’ambito dell’intelligenza artificiale, dall’altro il grafico mostra che un maggior numero di componenti dell’indice S&P 500 ha registrato rendimenti relativamente elevati in settori quali energia, sanità e prodotti industriali. Con la ripresa della crescita degli utili nei settori non tecnologici, un insieme più diversificato di società potrebbe attirare l’attenzione degli investitori. Per ridurre il rischio di concentrazione del portafoglio, un programma di asset allocation potrebbe preferire una maggiore diversificazione mediante una riduzione dell’esposizione complessiva alle società tecnologiche e alle azioni statunitensi.

  1. L’aumento dei flussi di cassa potrebbe offrire ulteriore sostegno

A livello aggregato, le società dell’indice S&P 500 (escluse quelle finanziarie) detengono liquidità a livelli prossimi ai massimi degli ultimi 10 anni, una situazione che potrebbe favorire buyback azionari, operazioni straordinarie (M&A) o distribuzione di dividendi. Ad esempio, negli ultimi mesi si è registrato un aumento delle operazioni straordinarie fra alcuni colossi petroliferi e farmaceutici – operazioni che potrebbero contribuire alla crescita degli utili a lungo termine. Le società hanno inoltre aumentato i dividend payout, che contribuiscono al rendimento complessivo delle azioni. Esempi recenti e di alto profilo sono Meta e Salesforce che hanno annunciato i primi dividendi in assoluto – una buona notizia per la disciplina di allocazione del capitale. Le spese in conto capitale saranno senza dubbio in aumento per soddisfare le esigenze delle società tecnologiche, compresi gli ingenti investimenti nei data center necessari per l’IA, ma anche per gli investimenti infrastrutturali necessari a sostenere il reshoring delle filiere. Questi investimenti dovrebbero tradursi in una crescita costante del flusso di cassa per un’ampia gamma di società operanti in molti settori.

In termini di flusso di cassa disponibile, le imprese a stelle e strisce appaiono in buone condizioni. Il flusso di cassa disponibile (FCF) non è una metrica perfetta perché esclude le operazioni straordinarie, ma rappresenta comunque un buon indicatore dello stato di salute delle imprese. Guardando ai dati, nel 2023 l’FCF delle società non finanziarie incluse nell’indice S&P 500 ha raggiunto i massimi di sempre a quasi 1.500 miliardi di dollari USA, in crescita di un buon 12,3% su base annua. Una metrica di valutazione spesso utilizzata dagli investitori è il rapporto tra capitalizzazione di mercato e flusso di cassa disponibile che, a fine 2023, era pari a 26,4x, rispetto al livello di 52x raggiunto nel momento di picco della bolla delle dot.com nel 1999.

Nel complesso, nonostante di recente i vari indici del mercato azionario abbiano raggiunto livelli storicamente elevati, riteniamo che i fondamentali e il contesto macroeconomico siano ancora solidi per le azioni, anche se non sono da escludere temporanee fasi di volatilità dovute a eventi economici o geopolitici e all’incertezza legata alle elezioni negli USA. La selettività sarà fondamentale, ma restiamo ottimisti.