Buoni risultati per gli investimenti delle famiglie italiane

Interessante analisi sui rendimenti a cinque anni ottenuti dagli investimenti finanziari delle famiglie italiane, contenuta su L’economia del Corriere della Sera. Si parte considerando la ricchezza complessiva in attività finanziarie, stimata pari a circa il doppio del debito pubblico; nel calcolo rientrano contanti, depositi bancari e postali, obbligazioni, titoli di Stato, partecipazioni azionarie, fondi comuni d’investimento, polizze vita e fondi pensione. La ricchezza delle famiglie così calcolata ammontava a fine giugno 2023 a 5.289 miliardi di euro (in base ai dati di Banca d’Italia e Abi) mentre a fine anno si stima pari a 5.400 miliardi.

Il rendimento è stato calcolato utilizzando i dati della nostra Banca centrale in base al valore complessivo del patrimonio a fine dicembre e i flussi netti (il nuovo risparmio) accumulati nei 12 mesi.

Nel periodo dal 2019 al 2023, la performance aggregata a 5 anni è risultata pari al 18,4%. Questi invece i rendimenti annui realizzati: 2019, 4,3% in virtù del positivo andamento dei mercati azionari e obbligazionari nonostante l’elevata liquidità, i cui tassi di interesse erano vicini allo zero o negativi; 2020, anno della pandemia, la ricchezza ha reso il 4,9%, grazie all’apporto di nuovi risparmi per più di 126 miliardi, impiegati prevalentemente nella componente azionaria e obbligazionaria; 2021, il portafoglio ha ottenuto un rendimento del 7%, grazie soprattutto alle azioni; 2022, anno di perdite per azioni, obbligazioni e fondi comuni, che si chiude con un –3,8%; 2023, si torna in territorio positivo con rendimento pari al 5,1%.

Attualmente il portafoglio delle famiglie è così investito: 30% in contanti e strumenti di liquidità, 20% in assicurazioni sulla vita e fondi pensione, 14% in fondi comuni di investimento, 27% in azioni e partecipazioni e un 5% in obbligazioni e titoli di Stato. È un portafoglio prudente, in linea anche con gli outook di molti gestori che per il 2024 non si sono sbilanciati in previsioni ottimistiche, a causa dei rischi geopolitici e della ritrosia delle banche centrali di tagliare i tassi in tempi rapidi.