Brexit, costi e perturbazioni economiche da far rizzare i capelli

I colloqui sulla Brexit barcollano, inciampando in un’altra scadenza. Mentre i commenti di ieri di Boris Johnson e Ursula von der Leyen non si possono certo definire ottimisti, i mercati traggono incoraggiamento dalle notizie secondo cui i negoziatori hanno fatto progressi verso la soluzione della questione più difficile in sospeso: la parità di condizioni. Questo è sempre stato l’argomento più impegnativo dei negoziati, che riflette la tensione tra il desiderio del Regno Unito di raggiungere l’indipendenza normativa dopo la Brexit e l’obiettivo dell’Unione Europea di garantire che il Regno Unito non ottenga vantaggi competitivi sottovalutando gli standard normativi del blocco”. E’ quanto osserva Paul O’Connor, responsabile del team multi-asset di Janus Henderson Investors. Di seguito la sua visione.

Le dichiarazioni ufficiali rilasciate nel fine settimana sono state piuttosto scarse, ma il bilancio delle prove suggerisce che un accordo sembra più probabile di quanto non lo fosse venerdì, almeno nell’immediato. Tuttavia, senza che sia stata fissata una nuova scadenza e senza che siano stati programmati eventi chiave per focalizzarne una, è tutt’altro che chiaro sapere quando apparirà la prossima notizia significativa. Se da un lato sembra razionale che i negoziatori cerchino di concludere le contrattazioni entro Natale, dall’altro è possibile che entrambe le parti si accordino su una proroga temporanea del periodo di transizione oltre la scadenza del 31 dicembre.

Se da un lato gli asset in sterline sarebbero indubbiamente rallegrati da un accordo, dall’altro l’attenzione tornerà presto a concentrarsi sulle numerose sfide economiche associate a quella che sarà, inevitabilmente, una Brexit piuttosto dura. A breve termine, ciò comporterà notevoli perturbazioni economiche. A medio termine comporterà costi economici considerevoli.

Affare fatto o no, l’economia britannica sembra destinata a un difficile inizio del 2021, visti gli attriti legati alla questione Brexit e alle continue restrizioni del coronavirus. Il Regno Unito, però, dispone di un portafoglio impressionante di vaccini contro il Covid-19, che offre una potenziale via d’uscita dalla pandemia. Allo stato attuale, sembra plausibile che il Regno Unito possa raggiungere l’”immunità di gregge” entro la metà dell’anno, ben prima della maggior parte delle principali economie sviluppate. Tuttavia, è improbabile che i mercati finanziari abbraccino pienamente questa storia positiva fino a quando la nebbia di incertezza relativa alla Brexit non avrà cominciato a dissiparsi.

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