Bond, meglio i corporate di breve scadenza

La view di  Jamie Franco, global co-head of sustainable investment e head of fixed income Esg di TCW

Gli investitori, dopo essersi riversati in massa sui fondi monetari, ora sono in cerca di rendimenti elevati al di fuori della liquidità. Con la prospettiva di un imminente taglio dei tassi, la domanda è quanto rischio si debba assumere per ottenere quel rendimento. Con un’attenta selezione, il mercato del credito a breve termine offre diverse opportunità. Bluerating.com ne ha parlato con Jamie Franco (nella foto), global co-head of sustainable investment e head of fixed income ESG di di TCW.

Come va letto il contesto economico mondiale?

Sebbene le economie globali, e quella statunitense in particolare, abbiano retto relativamente bene nonostante l’aumento dei tassi, un atterraggio duro dell’economia non è da escludere, soprattutto dopo l’impennata dei rendimenti obbligazionari. Anche se nel corso del 2024 si eviterà una recessione, è probabile che i timori per la crescita economica aumentino a fasi alterne. E comunque è davvero impossibile al momento definire una traiettoria precisa e dire dove stiamo andando. Di certo siamo solo agli inizi di un processo enorme di trasformazione.

A che punto siamo nel reddito fisso?

Anche se le banche centrali non hanno fin qui fornito indicazioni precise in merito all’avvio dell’allentamento monetario, le emissioni obbligazionarie nelle ultime settimane hanno visto limare i rendimenti offerti. Un trend destinato inevitabilmente ad accelerare man mano che si avvicinerà il primo taglio. Ecco perché potrebbe essere il momento giusto per comprare obbligazioni, considerato anche che i titoli in portafoglio tendono ad apprezzarsi quando scendono i rendimenti delle nuove emissioni. E questo considerando che l’obiettivo della componente obbligazionaria di portafoglio è solitamente quella di proteggere il valore reale del patrimonio, oggi più facile che in passato a fronte della frenata dell’inflazione.

Il mercato ha già iniziato a scontare i tagli dei tassi che verranno più in là?

In parte sì. Qualche occasione c’è ancora, ma occorre essere selettivi. Meglio guardare a titoli corporate con scadenze brevi, tra Europa e Usa, selezionando società di alta qualità in grado di generare flussi di cassa competitivi. Sebbene questi strumenti comportino un certo rischio di credito, le scadenze brevi ne riducono l’impatto davanti a una potenziale recessione economica. L’esposizione alla duration, in altre parole, dovrebbe ricompensare gli investitori in caso di gravi flessioni dei titoli azionari e del credito. Vale poi sempre la regola della diversificazione, dell’approccio multisettoriale, della gestione del rischio e della selezione titoli. Più in generale, gli asset a reddito fisso non core dovrebbero fornire fonti di rendimento diversificate anche in caso di buone performance azionarie o di un andamento laterale del mercato.

Il concetto di sostenibilità è ormai materia incandescente, anche nel mondo degli investimenti. Cosa ne pensa?

Anche se vorremmo prevedere un panorama più semplice e meno impegnativo per gli investimenti sostenibili nel 2024, questo rimane improbabile. Ci aspettiamo invece che il mercato e le strategie di investimento continuino a maturare, acquisendo chiarezza e definizione con l’obiettivo di generare alfa e soddisfare le aspirazioni di sostenibilità dei clienti. Il target Esg è una materia che dobbiamo affrontare, divenuta fattore critico nelle decisioni di investimento a livello globale. Nel 2023 abbiamo continuato ad assistere a impatti significativi di eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, con gli assicuratori che hanno faticato a tenere il passo. Abbiamo registrato record di calore globale senza precedenti, sottolineando l’urgente necessità di strategie di adattamento al clima e di transizione energetica. Inoltre, si è assistito a un rapido aumento dell’adozione dell’IA e delle tecnologie innovative, che hanno il potenziale di rivoluzionare le pratiche aziendali, producendo possibili benefici ma anche conseguenze inaspettate per il contesto mondiale.

Nella UE è iniziato il ciclo iniziale di rendicontazione delle informazioni sulla sostenibilità delle imprese, con le prime relazioni previste per il 2025. E negli Usa?

Si sta ancora discutendo se questi nuovi requisiti di rendicontazione saranno in grado di supportare adeguatamente i gestori degli investimenti nell’adempimento dei loro obblighi di divulgazione ai sensi del regolamento UE sulla divulgazione della finanza sostenibile (SFDR). Negli Stati Uniti, la Securities and Exchange Commission (Sec) ha concluso la fase di consultazione sulle proposte di informativa aziendale sul clima ed è in procinto di pubblicare una norma definitiva. Contemporaneamente, la California ha intrapreso un’azione legislativa con l’approvazione di due proposte di legge che impongono alle grandi aziende la divulgazione dei dati sulle emissioni e sui rischi finanziari legati al clima. A livello globale, numerosi paesi si stanno ispirando al lavoro dell’International Sustainability Standards Board (ISSB) per incorporare nei loro quadri normativi la rendicontazione sul clima per le aziende e i gestori degli investimenti. Queste giurisdizioni stanno anche lavorando per definire cosa si intende per investimenti “green” e stabilire sistemi di etichettatura per i prodotti sostenibili. In altre parole, la traiettoria futura del contesto normativo globale in materia di sostenibilità rimane incerta, con interrogativi sul modo in cui le diverse norme interagiranno tra le varie giurisdizioni e sulla misura in cui le norme regionali avranno un impatto sulle entità e sugli investimenti internazionali. Comunque, negli ultimi anni abbiamo osservato un aumento delle azioni di enforcement in questo settore e ci aspettiamo che questa tendenza continui.