L’European and Economic Commitee, organo consultivo sulle proposte di legge comunitarie, si è espresso in favore di una sospensione della nuova definizione di default e del calendar provisioning. La nuova definizione di default dovrebbe entrare in vigore per le banche italiane a partire dal 1° gennaio 2021 e prevede l’automatica classificazione ad NPE per un credito scaduto superiore a 90 giorni anche se l’importo supera i 100 euro per privati e PMI o 500 euro per le imprese.
Il calendar provision invece prevede un livello minimo di copertura dei nuovi NPE generati sui nuovi prestiti erogati post 2019 (100% coverage su prestiti dopo tre/sette anni per crediti secured unsecured).
L’implementazione di queste due modifiche sarebbe una notizia positiva per il settore bancario, fanno notare gli analisti di Equita, in un contesto in cui ci sarebbe un effetto leva derivante sugli assorbimenti patrimoniale derivante dall’accelerazione causa macro del tasso di default, dalle norme più restrittive sulla recognition degli NPE e dagli impatti del calendar provisions.
In base ai calcoli della Sim milanese, nel dettaglio, con un default rate medio al 2% nei prossimi tre anni, il calendar provision nella configurazione attuale comporterebbe assorbimenti di capitale cumulati sul settore a fine 2023 di 350 punti base, pari a circa 35 mld di euro.
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