Asset allocation, azioni: ancora non c’è un’alternativa convincente

In un’intervista rilasciata poco più di dieci anni fa, il famoso scienziato britannico Professor Robert Winston ha osservato che uno dei progressi più importanti della scienza medica è stato proprio l’esercizio fisico. Sebbene sia stato dimostrato che smettere di fumare, limitare l’alcol e consumare una dieta equilibrata siano tutti fattori importanti, l’attività fisica sembra essere l’azione più influente per il nostro benessere e la nostra longevità.

Allo stesso modo, gli investitori cercano molteplici strade per raggiungere una condizione finanziaria in salute.

Alcune sono familiari, come i contanti, le obbligazioni e gli immobili, altre più esotiche come l’oro, le criptovalute, i token non fungibili (NFT) e persino le proprietà virtuali nel metaverso.

“Tuttavia, nel tempo, il rendimento reale delle azioni è rimasto conveniente“. A farlo notare è Julian Howard, Lead Investment Director, Multi Asset Portfolios di GAM Investments, che di seguito spiega nei particolari la view.

Per gli investitori che si sentono comprensibilmente a disagio con il “sell-off di tutto” che ha caratterizzato il 2022, vale la pena rimarcare le prospettive di lungo periodo delle azioni e il motivo per cui, anche in presenza dell’elevata volatilità odierna, non esiste ancora un’alternativa convincente.

Quest’anno l’S&P 500 è sceso del -13,7% da un anno all’altro fino al 9 settembre, mentre i mercati sono alle prese con la guerra, l’aumento dell’inflazione e l’incertezza delle risposte politiche da parte dei governi e delle banche centrali. Ciononostante, attualmente l’interesse per le azioni rimane inalterato se si valutano i rendimenti assoluti e relativi. Considerando per semplicità l’indice S&P 500, il rendimento atteso degli utili è attualmente di poco superiore al 5%. Questo dato si confronta positivamente con il rendimento del 3,2% offerto dai Real Estate Investment Trust (REIT), misurato dal Blackrock Global REIT, nonché con il 3,3% offerto dai titoli del Tesoro USA a 10 anni e, naturalmente, con il rendimento nullo offerto da oro, criptovalute e altri asset speculativi.

L’eccesso di rendimento di cui godono le azioni rispetto ad altri asset come i Treasury statunitensi è noto come premio per il rischio azionario (ERP) e, sebbene l’attuale ERP di poco inferiore al 2% rispetto ai Treasury non sia certo stellare, suggerisce comunque che non esiste un’alternativa alle azioni su una base puramente di rendimento. Tuttavia, ciò che questa valutazione del rendimento relativo non coglie è l’allettante prospettiva, a differenza delle obbligazioni che restituiscono solo il rendimento e il capitale originario, di un significativo apprezzamento aggiuntivo del capitale quando le azioni sfruttano i progressi dell’innovazione commercializzati dalle aziende.

Le azioni saranno sempre in competizione con altre classi di attivi nei portafogli di investimento, poiché molti investitori cercano la diversificazione per controllare la volatilità. Un’allocazione esclusivamente azionaria richiede un orizzonte temporale e un adattamento psicologico che non sono adatti a tutti gli investitori. Se da un lato l’S&P 500 ha garantito un solido 10% di rendimento annualizzato nei 30 anni fino al 9 settembre 2022, dall’altro ha prodotto ai suoi una deviazione standard annualizzata del 14,8%, in quanto i mercati hanno affrontato la disfatta tecnologica dei primi anni del 2002, la crisi finanziaria globale (GFC) del 2008, la crisi dell’eurozona del 2011, e, più di recente, il panico da Covid-19 dei primi anni del 2020 e l’invasione dell’Ucraina con la relativa inflazione.

Anche tenendo conto di tutto ciò, tuttavia, il rendimento reale che le azioni offrono “intrinsecamente” nel tempo rimane interessante.

In termini di salute finanziaria, quindi, le azioni sono davvero l’equivalente dell’esercizio fisico, anche se è giusto segnalare che altri approcci ricoprono un ruolo nel conseguimento di performance corrette per il rischio.