Spread: il grande assente delle elezioni italiane. La view di Fineco AM

Dieci giorni fa la Bce ha aumentato i tassi di 75 punti base, e il fatto che la reazione dei mercati sia stata tiepida dimostra quanto rapidamente sia cambiata la percezione degli investitori nei confronti della Banca centrale europea.

In questo scenario, ecco di seguito la view del Team Investimenti di Fineco AM.

I mercati obbligazionari hanno mostrato la tendenza a scontare contemporaneamente sia l’impatto del rialzo dei tassi, sia la probabilità di un conseguente rallentamento della crescita economica. A prevalere è stata la spinta al rafforzamento dei prezzi dei bond durante le fasi di irrigidimento della politica monetaria: questo è quello che avviene storicamente, con la tendenza dei mercati obbligazionari a guardare oltre il ciclo economico attuale per concentrarsi su quello futuro. E negli ultimi 20 anni, gli operatori del settore obbligazionario e azionario hanno avuto la certezza che le banche centrali avrebbero tagliato i tassi nel momento in cui la crescita avesse vacillato.

Timing determinante

Diversi studi dimostrano che a soffrire maggiormente della nuova politica monetaria saranno i settori dell’economia europea e statunitense più sensibili ai tassi di interesse, come il mercato immobiliare. L’inasprimento delle condizioni del credito dovrebbe contribuire a contrastare l’inflazione dilagante, anche a costo di frenare la crescita. Ciò che ha preoccupato la Bce, tuttavia, è stata la persistenza dell’inflazione attuale e l’impatto sulle aspettative, sulle abitudini dei consumatori e sulle trattative salariali.

Uno studio della Bundesbank di agosto ha mostrato che le pressioni salariali sono ormai evidenti.  La questione riguarda quindi il tempismo: se è vero che l’inasprimento dei tassi rallenterà la crescita e avrà un impatto sulla domanda dei consumatori, la sequenza delle strette sarà in grado di riuscire a farlo prima che si consolidino aspettative di inflazione più elevate?

La situazione si fa più complicata se si considera che l’inflazione europea è in gran parte determinata dall’offerta, non dalla domanda. I prezzi elevati del carburante sono il risultato diretto della situazione geopolitica dell’Ucraina, e sembra decisamente improbabile che la Russia contribuisca a calmierare i prezzi del gas nell’Eurozona con l’avvicinarsi dell’inverno.

La Bce difenderà gli spread

La Fed è stata più reattiva, iniziando ad alzare i tassi in anticipo e in maniera più consistente, con una stretta da 75 pb all’inizio del ciclo. Nel suo caso, la decisione è stata più semplice da prendere in quanto l’inflazione statunitense è più legata alla domanda, e l’economia è abbastanza solida da assorbire maggiori rialzi. Inoltre all’interno della banca centrale statunitense c’è stata una sostanziale unanimità, con le “colombe” a chiedere un rapido inasprimento della politica monetaria.

La nostra attesa è quindi che la Fed continui a lanciare messaggi rialzisti, aumenti i tassi di 75 punti base nella prossima riunione e venga favorito di conseguenza un ritorno alla parità Euro-Dollaro, con implicazioni per l’inflazione importata nell’Eurozona.

Le sfide della Bce si contrappongono a quelle della Fed. L’istituto di Francoforte deve perseguire una politica che si adatti a tutti gli Stati membri, in un momento in cui l’avvicinarsi delle elezioni italiane (a causa della tipica incertezza che accompagna ogni appuntamento elettorale) hanno fatto aumentare gli spread.

In passato, il continuo acquisto di bond sovrani il QE ha contribuito a mantenere stabili i rendimenti dei titoli italiani. I candidati politici in Italia hanno inviato messaggi rassicuranti ai mercati, e l’introduzione del Tpi (il cosiddetto scudo antispread) presentato in estate dalla Bce può contribuire a scoraggiare un ampliamento legato a reinvestimenti in altre direzioni dei titoli in scadenza.

La Banca centrale europea è tuttora evidentemente concentrata sull’importanza della trasmissione della politica monetaria nella zona euro, e di conseguenza non vediamo alcuna esitazione nel suo impegno a proteggere gli spread.