Municchi (M&G): “Neutrali sulle azioni, positivi sulla Cina”

Come saranno i mercati del 2023, dove andrà l’inflazione, quali asset class premiare? Ne parliamo con Maria Municchi, gestore di M&G (Lux) Sustainable Allocation Fund che vede in Europa e negli emergenti le migliori opportunità. Oltre al mondo del fixed income, che è tornato a essere interessante.

Negli Stati Uniti il picco d’inflazione da energia, generi alimentari ed eccesso di domanda sembra essere alle spalle e nei prossimi trimestri dovrebbe rientrare anche l’inflazione del settore immobiliare. Come va letto l’azionario Usa e quali settori saranno premianti?

Preferiamo essere cauti nei confronti di un mercato che appare eccessivamente ottimista rispetto al tema del contenimento dell’inflazione e al conseguente “cambio di rotta” da parte delle banche centrali. A nostro avviso, c’è il rischio che gli investitori si focalizzino sui dati a breve termine che suggeriscono un “atterraggio morbido” in un contesto di crescita e traggano fiducia dai recenti rialzi dei prezzi degli asset.

Le valutazioni del mercato azionario, pur non costose, restano passibili di un ulteriore deterioramento del sentiment e di possibili revisioni al ribasso degli utili. Siamo comunque consapevoli che nell’attuale contesto macroeconomico c’è ancora spazio per sorprese al rialzo.

Di conseguenza manteniamo un peso neutrale sulle azioni, anche se preferiamo mercati meno cari come l’Europa e il Giappone agli Stati Uniti, dove le valutazioni sono ancora alte. Questo non esclude la presenza di sacche di valore negli Usa, come i settori finanziario, tecnologico e della salute, dove manteniamo un’esposizione.

Dopo il ripetuto crollo dei titoli tecnologici Usa si può ancora scommettere?

Il 2022 si è caratterizzato per una forte discontinuità nel settore tecnologico. Dopo otto anni di sovraperformance relativa, il segmento ha registrato l’anno più debole in assoluto dalla crisi finanziaria globale del 2008 e il peggiore dal 2002 (crollo della bolla TMT) in termini di performance relativa.

Ciò solleva una domanda ovvia: come si muoverà il settore d’ora in avanti? Da un punto di vista generale, potremmo assistere alla continua pressione dovuta all’aumento dei tassi d’interesse, date le implicazioni per il costo del capitale e le valutazioni dei titoli growth (ovvero di molte società tecnologiche). Ma all’interno del settore il quadro appare variegato.

I semiconduttori, in particolare, traggono beneficio da tendenze strutturali di lungo termine – grazie alla loro crescente applicazione in tutti i settori, dai veicoli elettrici fino agli elettrodomestici. I prezzi di questi titoli riflettono già alcune preoccupazioni macro a breve termine e sono scambiati a valutazioni interessanti. Quindi, sebbene nel complesso i tecnologici non rappresentino più una scommessa certa, non significa che non vi siano opportunità per chi saprà adottare una prospettiva più a lungo termine e rimanere selettivo.

Prezzi dei Futures sui tassi Fed: ci sono ancora un paio di rialzi seguiti da 50 punti base di tagli nella seconda metà del 2023. Le ultime comunicazioni ufficiali ci hanno fatto capire del taglio dei tassi si parlerà solo nel 2024. Cosa comporta in termini di asset allocation?

Piuttosto che concentrarci sulle azioni presenti o future delle banche centrali, preferiamo focalizzarci sulle differenze nelle valutazioni tra le asset class e all’interno di esse. Cerchiamo inoltre di individuare le opportunità di investimento che nascono dai comportamenti emotivi degli investitori.

 A livello europeo, la Bce prevede di continuare i rialzi al ritmo di 50 punti base per due o tre volte e di fermarsi per 12 mesi. In questo caso, però, il mercato sembra prezzato correttamente. Cosa ne pensa? Sul fronte azionario l’Europa dove è interessante?

L’Europa è una delle aree del mercato azionario che preferiamo. Fino a poco tempo fa, la maggior parte degli investitori ne aveva una visione molto negativa e prevedeva che il nuovo inasprimento della BCE e l’impatto della guerra in Ucraina avrebbero portato alla recessione. Il valore che si trova nei mercati europei ha, a nostro avviso, compensato ampiamente i possibili rischi.

Nonostante i dati economici più recenti abbiano dimostrato che l’economia è stata più resiliente di quanto ci si aspettasse, con i forti rialzi di gennaio, siamo ancora dell’opinione che le azioni europee possano registrare un’ulteriore sovraperformance.

 Nel 2023 si vedrà un aumento del differenziale di crescita tra sviluppati ed emergenti?

Sebbene la crescita sia destinata a rallentare, quest’anno i rendimenti azionari dei mercati emergenti potrebbero migliorare, mentre gli investitori metabolizzano l’impatto della riapertura della Cina e la diminuzione dello shock dovuto al rialzo dei tassi americani. Per i mercati emergenti l’inflazione non è un problema; con l’attenuarsi della crisi delle materie prime e della catena di approvvigionamento, inizia a diffondersi la disinflazione. Rallentamento della crescita, disinflazione e picco del ciclo di rialzo dei tassi della Fed potrebbero indurre le banche centrali degli emergenti a tagliare i tassi, nonostante il mercato rimanga cauto nei confronti di mosse premature.

La Cina, a nostro avviso, sembra destinata a registrare performance particolarmente positive grazie alle basse valutazioni e a un’economia in ripresa. La riapertura del Paese dovrebbe stimolare la domanda di materie prime che, a nostro avviso, potrebbe ripercuotersi positivamente sugli altri Paesi emergenti. Poiché molti investitori stanno ancora cercando di valutare se la “common prosperity” di Pechino riguardi gli azionisti o meno, o se la riapertura e la maggior preoccupazione per i risultati economici post-COVID siano favorevoli alle aziende, vediamo ora un punto di ingresso interessante.

Nel complesso, i mercati emergenti sono molto più convenienti rispetto a quelli sviluppati e, con gli utili che iniziano a stabilizzarsi – mentre negli Stati Uniti devono ancora scendere in modo significativo – potremmo assistere alla tanto attesa sovraperformance dell’asset class. Riteniamo che i driver di crescita a lungo termine degli emergenti restino solidi. La “delocalizzazione” di corto raggio favorirà il Messico e l’Associazione degli Stati del Sud-Est Asiatico. L’India e l’Indonesia restano vincenti dal punto di vista della crescita strutturale, anche se i loro titoli sono scambiati a multipli più costosi, mentre Paesi come la Corea e Taiwan presentano ancora vantaggi competitivi molto forti.

Quante obbligazioni mettere in portafoglio in un’ottica multi asset e quali?

I mercati del reddito fisso stanno scambiando su rendimenti più interessanti rispetto al passato e vediamo maggiori opportunità di income e diversificazione. La duration statunitense, in particolare, potrebbe agire da utile diversificatore in caso di atterraggio brusco e/o di cambiamento delle politiche centrali. Nei nostri portafogli abbiamo un piccolo sovrappeso positivo sulla duration.

Allo stesso tempo, i mercati del credito offrono rendimenti nominali interessanti: alcuni dei nostri portafogli detengono credito bancario, così come aree del debito in valuta locale dei mercati emergenti, avvantaggiati in caso di un picco nel ciclo del dollaro americano. Privilegiamo in particolare i titoli sovrani dell’America Latina dati gli elevati rendimenti reali e uno scenario inflattivo per il momento sotto controllo.