Mercati: un’analisi sulle trimestrali e i margini di profitto

La Nota settimanale a cura di Giacomo Calef, Country manager di NS Partners, società di asset management ginevrina fondata nel 1964 e specializzata nella gestione dei grandi patrimoni.

ESCONO LE TRIMESTRALI, MA I DATI SONO IN CHIAROSCURO
Nelle ultime settimane i mercati stanno ponendo attenzione alle trimestrali delle più importanti società americane, ovvero quelle quotate nell’S&P 500. In particolare, dai dati usciti fino ad ora, gli analisti si attendevano dei risultati migliori, poiché il numero di aziende che hanno battuto le stime risulta inferiore alla media degli ultimi 5 anni, a causa degli utili eccezionalmente elevati registrati nello stesso periodo dell’anno scorso e del rallentamento dell’economia. Si veda l’ultima revisione al ribasso della crescita del PIL USA stimata dal Fondo Monetario Internazionale per il 2022: +2,4%, ovvero 1,4 punti percentuali in meno rispetto a quanto dichiarato ad aprile. I settori che iniziano a soffrire maggiormente sono quelli ciclici, con quello finanziario e dei consumi discrezionali che hanno segnato i ribassi più ampi. Ad esempio, per il finanziario, a mancare le stime degli analisti, tra le altre, è stata J.P. Morgan, dove si è registrato un aumento degli accantonamenti per coprire i potenziali crediti deteriorati possibili con la minore crescita. Invece, grazie agli alti prezzi delle materie prime, l’energetico ha realizzato profitti record, confermandosi il settore che ha accresciuto maggiormente gli utili rispetto all’anno scorso. Inoltre, nonostante il forte apprezzamento del dollaro americano abbia disincentivato le esportazioni dagli States, i colossi petroliferi Exxon Mobil e Chevron, che generano più del 50% dei ricavi al di fuori dagli Stati Uniti, sono riusciti a contenerne l’impatto. Tuttavia, un dato da monitorare con attenzione è quello dei margini di profitto poichè, attestandosi mediamente attorno all’11,3%, risultano in diminuzione rispetto al primo trimestre dell’anno dove, secondo le società, a pesare è stata l’inflazione, che a giugno ha toccato il +9,1% su base annua. Dalle aziende tech sono arrivati dei dati più in chiaroscuro. Netflix ha registrato un calo degli abbonati inferiore al previsto, ma la forza del dollaro ha avuto comunque un impatto significativo sui ricavi. Su Snapchat e Meta a pesare è l’advertising, che fa disattendere le aspettative su entrambi i titoli. A brillare in borsa, invece, è stata Microsoft che, seppur di poco sotto le stime degli analisti, ha registrato ricavi per 51.87 miliardi, grazie agli enormi profitti generati dal cloud computing, un segmento che sta mantenendo una buona marginalità nonostante le prospettive economiche siano meno rosee. Infine, sia Amazon che Apple sono riuscite a battere le attese sui ricavi, nonostante le pressioni inflazionistiche, facendo salire in borsa il valore delle due Big Tech.

LE RECENTI EVOLUZIONI DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI ITALIANA
L’indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro, il rialzo dei prezzi delle materie prime denominate in dollari e l’incertezza sulle prospettive a causa del possibile taglio delle forniture di gas stanno avendo un impatto significativo sulla bilancia dei pagamenti dell’Europa e, in particolare, dell’Italia. Ma prima di analizzarne l’evoluzione, forniamo una definizione. La bilancia dei pagamenti è un documento contabile rilasciato periodicamente il quale registra tutte le transazioni verso i non-residenti di un certo stato.

Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, dall’ultima osservazione rilasciata a maggio emerge un saldo mensile di conto corrente, che comprende le transazioni di beni, servizi e dei redditi, in negativo di circa 1.2 miliardi di euro, nonché al di sotto della media storica.

Invece, considerando il saldo dei precedenti 12 mesi, emerge un surplus di conto corrente di circa 15 miliardi di euro, in netta diminuzione dai 70 dello stesso periodo dell’anno precedente, poiché pesano i beni energetici, il peggioramento del deficit dei servizi e la diminuzione dei redditi primari, ossia quelli derivanti da lavoro, attività finanziarie e risorse naturali. Per quanto riguarda gli investimenti in strumenti finanziari, si è registrata un’intensa attività di acquisto dei titoli esteri nel mese di maggio, corrispondente a circa €16 miliardi di euro e, allo stesso tempo, considerevoli disinvestimenti nei titoli di stato italiani per €11.7 miliardi. Come è possibile intuire, la bilancia dei pagamenti è uno strumento utile in grado di fornirci una panoramica sullo stato di salute di un’economia e della forza della propria valuta. Per quanta riguarda la prima, infatti, si osservi come il saldo della bilancia salga quando le esportazioni di un’area economica diventano più competitive: il recente deprezzamento dell’euro ha di fatto reso i prodotti dei paesi europei meno cari a livello internazionale. Tuttavia l’inflazione importata è aumentata a causa di un aumento dei prezzi delle materie prime (soprattutto energetiche ed alimentari) e, contestualmente, del rafforzamento del dollaro. In particolare si veda come in Europa, a maggio, sia stato registrato un deficit di 4 miliardi, dunque l’euro si è deprezzato. Per quanto attiene alla valuta, infine, si consideri la politica monetaria della BCE, che nell’ultima riunione ha deciso di alzare i tassi di interesse di 50 punti base, drenando anche liquidità dal mercato. Questa mossa, a parità di condizioni, dovrebbe far apprezzare l’euro, ma si tenga presente che vi è un divario importante tra Stati Uniti ed Europa: da un lato la FED, a fronte di un mercato del lavoro forte, sta incrementando i tassi di interesse più velocemente rispetto alla BCE, con l’ultimo rialzo pari a 75 punti base, poiché in Europa ci sono maggiori rischi che si verifichi una recessione