Mercati: l’earning season Usa entra nel vivo

L’earning season del secondo trimestre è iniziata seriamente e gli operatori di mercato attendono con impazienza i risultati del secondo trimestre per capire come si stanno comportando le aziende americane.

Le forti pressioni inflazionistiche hanno potenzialmente influenzato i risultati delle aziende, con ricavi più bassi, margini compressi e costi del lavoro più elevati, tutti fattori che probabilmente hanno giocato un ruolo nei risultati del secondo trimestre e che probabilmente influenzeranno anche la forward guidance in vista di un’economia che sta mostrando segni di rallentamento”.  Ad affermarlo è David Norris, Head of US Credit di TwentyFour AM, che di seguito illustra nel dettaglio la propria view.

Finora, con poco più del 20% delle società dell’S&P 500 che hanno comunicato i risultati, il 65% di esse ha registrato ricavi effettivi superiori alle stime. Considerato l’attuale contesto economico, si tratta di un buon risultato, dato che è solo leggermente inferiore alla media quinquennale del 69%. In totale, le società hanno registrato ricavi superiori alle stime dell’1,35%, un dato leggermente inferiore alla media quinquennale dell’1,8% secondo i dati forniti da FactSet.

L’earning season è iniziata bene, con le principali banche statunitensi che hanno registrato in generale buoni risultati grazie alla continua e solida crescita della spesa dei consumatori, alla costante crescita dei prestiti e al miglioramento dei margini di interesse netti in seguito all’aumento dei tassi. Tuttavia, non sono mancati i segnali d’allarme: la scorsa settimana hanno fatto notizia alcuni operatori di riferimento, come AT&T e Verizon. AT&T ha avvertito che un numero maggiore di clienti sta iniziando a rimanere indietro con le bollette, mentre Verizon ha aggiunto alle preoccupazioni il fatto che l’aumento dei prezzi sta influenzando la crescita degli abbonati.

Un altro indicatore importante che monitoreremo insieme ai comunicati sugli utili sono i piani di riduzione delle assunzioni aziendali. Ad esempio, Ford ha recentemente annunciato l’intenzione di tagliare 8.000 posti di lavoro dipendente presso la sua divisione di combustione interna, al fine di utilizzare tali fondi per investire ulteriormente nella sua spinta EV. Google ha sospeso le assunzioni per consentire all’azienda di rivedere le esigenze di organico e allinearsi a una nuova serie di richieste di personale per i prossimi tre mesi. Apple ha in programma di rallentare le assunzioni e la crescita della spesa nel 2023. Microsoft è un’altra azienda che sta esprimendo preoccupazioni con piani per frenare le assunzioni. All’inizio di quest’anno, anche Tesla ha annunciato l’intenzione di ridurre del 10% la propria forza lavoro dipendente. L’elenco continua. Nel complesso, il mercato ha reagito in modo piuttosto positivo agli utili pubblicati finora, con l’ICE US High Yield Index che ha registrato un miglioramento di 30 punti base nell’ultima settimana.

ttavia, ci aspetta una settimana impegnativa, con le grandi aziende tecnologiche come Microsoft, Alphabet, Meta, Apple e Amazon che presenteranno i loro bilanci e per le quali ci aspettiamo maggiori dettagli sulle assunzioni. A ciò si aggiunge la riunione della FED (con i mercati che prevedono un rialzo dei tassi di 75 punti base), i numeri del PIL del secondo trimestre e infine il deflatore PCE (che è il monitor dell’inflazione preferito dalla FED).

Il diavolo si nasconde nei dettagli e in questa earning season ci concentreremo sulla forward guidance oltre che sugli utili recenti. Se la prossima earning season e le prospettive dovessero confermare che l’economia continua a mostrare segni di forza e guadagni sani, la politica della Fed potrebbe essere ancora sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo previsto dei Fed Funds al 3,375% entro la fine del 2022. Tuttavia, se si dovesse constatare che gli utili sono inferiori alle attese e che le pressioni sul lavoro si attenuano e i livelli di disoccupazione aumentano (in quanto le imprese hanno bisogno di rallentare le loro assunzioni), la Fed potrebbe spuntare una delle sue caselle per raggiungere il suo obiettivo di rallentamento dell’economia. Quest’ultimo scenario fornirebbe una prova del fatto che la politica della Fed richiederebbe un ritmo più lento di rialzi dei tassi per ottenere l’effetto desiderato sull’inflazione.

In effetti, i dati economici della scorsa settimana hanno fornito ulteriori segnali che la politica della Fed sta avendo l’effetto desiderato: i dati iniziali di disoccupazione sono state più alti di quanto non fossero da tempo, i PMI statunitensi hanno continuato a contrarsi e il Philly Fed Business outlook è diminuito sostanzialmente.

In conclusione, mentre all’inizio di quest’anno la Fed ha tollerato un’inflazione più elevata a sostegno di un mercato del lavoro forte, sembrando in tal modo rimanere indietro rispetto alla curva, ora sembra dover tollerare una disoccupazione più elevata nella lotta per ridurre l’inflazione. A tal fine, l’attuale earning season dovrebbe contribuire a delineare il panorama e, auspicabilmente, a darci un’idea dello stato di salute delle aziende nel prossimo trimestre e di come potrebbe essere il resto dell’anno. Se dovessimo continuare a vedere segnali di contrazione dell’economia, ci aspetteremmo che il tasso dei Fed Funds si assesti su livelli inferiori alle loro attuali previsioni, riducendo così parte della volatilità attualmente presente sui mercati dei tassi. D’altro canto, se la ripresa dei consumi dovesse continuare a ripercuotersi positivamente sugli utili aziendali, ci aspetteremmo che ciò sia considerato un fattore che contribuisce a mantenere la politica della Fed sulla strada attuale.