Manca la volatilità, manca la volatilità, manca la volatilità. E’ utile ripeterlo e sottolinearlo. Anche perché se non si tenesse in considerazione questo elemento sull’indice Ftse Mib si rischierebbe di fare i conti senza l’oste. Ci si potrebbe infatti ingannare e giudicare come apparente stabilità quella che invece potrebbe essere la fase preparatoria del ribasso, come reso graficamente in Figura 1.
Fig 1. Future Ftse Mib – Grafico mensile
Se invece si dovessero finalmente osservare giornate consecutive di rialzi da +3%, +4%, +5%, allora sì (e sarebbe l’unica prova) il ribasso sarebbe scongiurato. Perché si può avere o l’uno o l’altro, in questa fase: o grande rialzo o grande ribasso. Non entrambi. Lo vieta il lungo laterale che oggettivamente c’è stato e da cui (forse) non siamo ancora usciti.
La stessa sorte spetta al Dax: o forte rialzo o forte ribasso. Il motivo è lo stesso: un laterale così lungo, essendo un’ accumulazione o una distribuzione porta in dote una sola cosa; forte volatilità e forte direzionalità. E se questa non si dovesse sprigionare verso l’ alto, facendo osservare variazioni positive giornaliere consecutive da +3%, +4%, +5%, allora significherebbe semplicemente che la rottura del massimo precedente (del 2022) di 16.290,19 punti sarebbe solo una falsa rottura (Figura 2) e si calerebbe.
Fig 2. Dax Index – Grafico settimanale
Decisamente di falsa rottura si potrebbe parlare anche per l’indice Euro Stoxx 50: la figura grafica è simile a quella del Dax e l’interpretazione è identica (Figura 3).
Fig 3. Euro Stoxx 50 Index – Grafico settimanale
A cura di Fabio Pioli, trader, analista finanziario e ideatore di Miraclapp