Mercati, Forex outlook: di sicuro nel 2023 aumenterà la volatilità

Dopo essere salito di circa il 25% dall’estate del 2021, il dollaro ha recentemente subito un forte calo. Per il 2023, la domanda è se questo sia l‘inizio di un nuovo trend ribassista o se i fattori che hanno spinto il dollaro a quei massimi abbiano ancora voce in capitolo. In questo scenario, ecco di seguito la view di Francesco Pesole, Forex strategist di ING.

Dato che la coppia più liquida, EUR/USD, è stata un fattore determinante per l’andamento delle valute globali nel 2022, utilizziamo un approccio di scenario per esaminare una serie di possibili andamenti di EUR/USD nel 2023. La gamma di scenari e di Forex rates a fine anno si estende da uno scenario che chiamiamo “Permacrisis“, dove l’EUR/USD potrebbe essere scambiato a 0,80, fino a uno scenario “Safe and Sound“, dove l’EUR/USD potrebbe essere più vicino a 1,20.

I fattori chiave di questo approccio di scenario sono: i) l’aggressività della Fed nell’alzare i tassi, ii) l’Ucraina, l’Europa e la crisi energetica, iii) la Cina e iv) il clima di rischio di mercato globale. Considerando le stime di ING secondo cui la Fed porterà i tassi al 5,00% all’inizio del 2023, vi saranno quattro trimestri di recessione in Germania dato l’aumento dei prezzi dell’energia, la crescita cinese sarà relativamente debole e il contesto azionario ancora difficile, la nostra ipotesi di base propende per livelli più bassi di EUR/USD.

Ma forse il messaggio più importante da trasmettere nel nostro outlook è che i mercati Forex vedranno meno tendenze e più volatilità nel 2023. Diciamo questo perché non sembrano esserci le condizioni per un trend netto del dollaro: né un calo del dollaro “risk-on” né un rally del dollaro “risk-off”. Inoltre, l’inasprimento delle condizioni finanziarie da parte delle banche centrali, attraverso l’aumento dei tassi e la riduzione dei bilanci, non farà altro che esacerbare i problemi di liquidità già presenti sui mercati finanziari. La volatilità rimarrà elevata.

L’indebolimento dell’attività globale e la crescita del volume degli scambi commerciali inferiore al 2% (secondo le nostre stime) limiteranno probabilmente i guadagni delle valute ” pro-cicliche” nel 2023. La coppia EUR/USD potrebbe chiudere l’anno vicino a 1,00. Se l’anno prossimo la correlazione positiva tra obbligazioni e mercati azionari dovesse interrompersi, è probabile che ciò avvenga attraverso un rally del mercato obbligazionario. La nostra previsione di rendimenti dei Treasury decennali statunitensi al 2,75% per la fine dell’anno suggerisce che USD/JPY possa essere scambiato a 130 o meno.

EUR/USD darà il ritmo alle valute europee in generale. Prevediamo una sovraperformance del franco svizzero e una sottoperformance della sterlina. Le valute scandinave potrebbero continuare a lottare con l’alta volatilità. Più a est, vediamo la possibilità di rivalutare positivamente il fiorino ungherese, mentre la sopravvalutata corona ceca e il leu rumeno appaiono più vulnerabili con il rallentamento degli interventi valutari.

Nel blocco delle “commodity currencies“, lo scenario economico incerto in Cina continua a porre un punto interrogativo sul dollaro australiano e neozelandese. Preferiamo ancora una volta il dollaro canadese, anche se la correzione del mercato immobiliare in Canada rappresenta un rischio non indifferente. Lo stesso USD/CNY potrebbe faticare a sostenere un movimento al di sotto di 7,00. In un clima di rischio più misto, ci aspettiamo che le tematiche locali abbiano la meglio, tra cui l’inclusione del debito coreano nei benchmark dei titoli di stato mondiali, che aiuterà il won.