Mercati: ecco gli indicatori per prevedere una recessione

Non c’è dubbio che sia in arrivo una recessione. L’inflazione sta iniziando a influenzare la crescita globale, come dimostrano gli ultimi dati economici. La domanda che sorge ora spontanea è quando questa recessione si manifesterà (e quanto durerà)”. Ad affermarlo è John Plassard, Director & Investment Specialist del gruppo Mirabaud, che di seguito illustra nel dettaglio la propria view.

Per cercare di determinare una data “precisa” per l’inizio della recessione, è necessario valutare una serie di fattori.

Inversione della curva dei rendimenti

Esistono molte teorie sul legame tra inversione della curva dei rendimenti e recessione.

In particolare, si osserva con attenzione lo spread tra i rendimenti dei titoli a 3 mesi e a 10 anni. L’inversione – quando i rendimenti dei titoli a 10 anni scendono al di sotto di quelli dei titoli a 3 mesi – è stata in passato un indicatore affidabile della possibilità del verificarsi di una recessione dopo uno o due anni.

Lo scorso marzo questa parte della curva dei rendimenti si è invertita per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2007-2009.

La parte anteriore della curva è rimasta in bilico.

Tuttavia, anche se è probabile che una recessione segua un’inversione di tendenza, i tempi sono incerti e una politica monetaria accomodante a livello globale potrebbe far sì che un eventuale rallentamento richieda più tempo per concretizzarsi.

Rallentamento della crescita

L’economia statunitense si è contratta a un tasso trimestrale annualizzato dell’1,5% nei primi tre mesi del 2022, dato leggermente inferiore alla stima iniziale di un calo dell’1,4%, con il commercio come freno principale.

Tuttavia, la seconda metà dell’anno dovrebbe vedere un’accelerazione della forza economica.

L’indice di fiducia ai minimi storici

L’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan è stato rivisto al ribasso da una lettura preliminare di 50,2 a un minimo storico di 50,0 a giugno 2022. Il sottoindice delle condizioni economiche attuali è sceso al minimo storico di 53,8 (dal 63,3 di maggio), mentre l’indicatore delle aspettative è precipitato a 47,5. Circa il 79% dei consumatori prevede che le condizioni economiche saranno sfavorevoli il prossimo anno: si tratta del livello più alto dal … 2009.

Diminuzione del reddito reale

Il reddito reale offre un quadro più completo di ciò che i consumatori effettivamente guadagnano e possono spendere.

Negli Stati Uniti è emerso di recente che il reddito reale sta iniziando a diminuire, il che può essere un potenziale segnale di una recessione imminente. Nelle recessioni più gravi, ci si aspetta che i cali maggiori si verifichino quando la recessione è già ben avviata. Tuttavia, non è quello che stiamo osservando oggi.

Bassa probabilità di recessione

È difficile fornire una stima reale dei tempi della prossima recessione. Tuttavia, possiamo seguire alcuni modelli che ci danno indicazioni più o meno precise. Tra questi, quello utilizzato dalla Fed.

Si tratta di un approccio comune alla valutazione del rischio di recessione che utilizza variabili finanziarie, come il credit spread (la differenza tra il rendimento delle obbligazioni societarie Baa e il rendimento del Treasury a 10 anni) e il differenziale di rendimento (la differenza tra il rendimento del Treasury a 10 anni e il tasso dei federal funds). Queste variabili sono utilizzate per prevedere l’attività economica o la probabilità di una recessione.

Utilizzando un modello logistico si può prevedere un forte aumento del tasso di disoccupazione nei prossimi quattro trimestri considerando solo i rendimenti dello spread creditizio e dello spread dei tassi.

La probabilità di un forte aumento del tasso di disoccupazione nel corso del prossimo anno, rilevata con questo approccio alla fine di marzo 2022, è bassa, pari a circa il 5%. L’evento in esame è un aumento del tasso di disoccupazione con una probabilità incondizionata del 20%.

Ciò suggerisce che il rischio di recessione per quest’anno dopo marzo 2022 è inferiore alla media.

Tuttavia, l’approccio della Fed non è un indicatore principale.

L’economia reale sta decelerando

L’indice S&P Global Flash US Manufacturing PMI è sceso a 52,4 a giugno 2022 rispetto a 57 di maggio, indicando la più debole crescita dell’attività industriale da quasi due anni a questa parte, a causa della contrazione della produzione e dei nuovi ordini.

La produzione e le nuove vendite sono diminuite per la prima volta dalla metà del 2020 a causa della debolezza della domanda dei clienti, dal momento che l’inflazione, la carenza di materiali e i ritardi nelle consegne hanno indotto alcuni clienti a sospendere o ridurre gli acquisti di beni. A ciò si è aggiunto un ulteriore calo della domanda da parte dei clienti esteri.

Le vendite al dettaglio stanno decelerando

Le vendite al dettaglio negli USA sono inaspettatamente diminuite dello 0,3% a maggio 2022, il primo calo dall’inizio dell’anno, rispetto alle attese del mercato di un aumento dello 0,2%.

Questo dato segue l’aumento rivisto al ribasso dello 0,7% di aprile, quando l’inflazione elevata, i prezzi della benzina e i costi di finanziamento hanno avuto un impatto negativo sulla spesa per i beni non essenziali.

Disoccupazione ai minimi

Il tasso di disoccupazione statunitense è rimasto invariato al 3,6% a maggio, come nei due mesi precedenti, attestandosi ai livelli più bassi da febbraio 2020.

Real estate in frenata

Negli Stati Uniti il numero di nuove costruzioni è diminuito del 14,4% a maggio 2022. lI mercato immobiliare è sottoposto a forti pressioni a causa dell’aumento dell’inflazione e dei tassi ipotecari che, insieme all’aumento dei costi dei materiali da costruzione e alle limitazioni dell’offerta, stanno pesando sulle possibilità economiche dei consumatori.

Conclusioni

Se consideriamo il ciclo economico e le ultime dichiarazioni del presidente della Federal Reserve statunitense, la probabilità di entrare in recessione è elevata. Tuttavia, in base a tutti i fattori presentati precedentemente, una recessione non è imminente. Non dimentichiamo che sono in gioco molti parametri “incontrollati”, come la guerra in Ucraina, la politica zero-Covid della Cina e, naturalmente, il livello di inflazione.