Mercati, azioni: gli utili saranno la sola vera cartina tornasole

Se la partenza positiva del 2023 sui mercati è giustificata da alcune buone notizie e da livelli di valutazione che soprattutto in Europa e in Cina erano arrivati a valori particolarmente depressi, è troppo presto per cambiare completamente il paradigma negativo, tuttavia possiamo trovare segnali in controtendenza”. Parola di Marco Simion, gestore del fondo Zest Global Opportunities di Zest, che di seguito spega nel dettaglio la propria view.

Il mercato vive sulle aspettative e le aspettative per il 2023 erano estremamente negative. Un pessimismo giustificato da elementi oggettivi, dalla guerra in Ucraina ai prezzi dell’energia all’inflazione all’aumento dei tassi, che ha generato una reazione estremamente conservativa, spingendo gli investitori a ridurre drasticamente l’esposizione azionaria e a posizionarsi principalmente sui titoli difensivi come energetici e healthcare.

Intanto, a gennaio 2023 i mercati hanno iniziato a prezzare l’idea che il calo dell’inflazione proseguirà, anche se più lentamente, e che le banche centrali per sicurezza, ma anche per non perdere la faccia, manterranno uno o due rialzi dei tassi.

Qual è lo scenario a cui andiamo incontro?

La mia impressione è che sia stato scontato lo scenario peggiore e, quindi, che l’attesa di una recessione moderata sia già nei prezzi delle azioni, mentre diversi indizi fanno propendere più per un rallentamento che per una vera e propria recessione. La cartina al tornasole saranno gli utili societari: negli ultimi mesi stiamo assistendo ad una drastica revisione degli utili da parte degli analisti, ma occorrerà capire quanto sarà profonda e quanto durerà. Dato che il mercato anticipa i minimi di sei-otto mesi, se gli utili toccassero i minimi tra maggio e giugno allora potremmo considerare quello di ottobre 2022 come il minimo della fase di correzione durata quasi un anno, ed il mercato potrebbe proseguire il suo movimento rialzista accelerando tra il secondo e il terzo trimestre dell’anno”.

Aggiungiamo che, dopo le elezioni di mid-term, gli Stati Uniti sono entrati in una fase pre-elettorale e, statisticamente, questa è stata quasi sempre una fase di bull market. Inoltre, in America abbiamo un tasso di disoccupazione ai minimi da 53 anni e la Fed inizia a parlare esplicitamente di disinflazione. È presto per essere ottimisti, dato che i segnali macroeconomici non sono confortanti, tuttavia, rispetto al quadro a tinte fosche con cui si era chiuso il 2022, adesso abbiamo una serie di elementi per capire quanto è lontana la fine del tunnel.