Investimenti: portafogli a prova di glamour

La Fashion Week di Milano è sempre una buona occasione per fare il punto sul settore del lusso. Il fatturato della moda italiana supera i cento miliardi di euro, il settore comprende sessantamila aziende che danno lavoro a oltre mezzo milione di persone. Il mercato globale dei beni di lusso personali valeva nel 2022 circa 345 miliardi di dollari e continua a crescere nonostante le preoccupazioni sull’economia globale e le tensioni geo-politiche.

Nel primo trimestre del 2023 il settore è cresciuto tra il 9% e l’11% su base annua sostenuto dal graduale allentamento dell’inflazione, dal ritorno della fiducia dei consumatori e dalla riapertura della Cina. Nonostante gli effetti dell’atteso ritorno dei consumatori cinesi non si siano poi realizzati e le attese si siano fortemente affievolite, nonostante l’economia europea sia sull’orlo della recessione, il settore del lusso continuerà a crescere, le vendite globali sono tornate ai livelli di pre-pandemia alla fine del 2022 e le prospettive rimangono positive, sia pure con tassi di crescita più lenti.

“In questa fase del mercato, il lusso resta un efficiente diversificatore del portafoglio”, afferma Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR, che di seguito spiega la propria visione sul comparto.

Negli ultimi mesi si sono intensificati i flussi in uscita dalle azioni, la prospettiva di tassi d’interesse più alti e prolungati nel tempo aumenta il rischio di una recessione. Secondo gli analisti di Bank of America, i fondi azionari globali hanno registrato deflussi per quasi diciassette miliardi di dollari nella settimana terminata il 20 settembre (il mercoledì è il giorno standard nelle misurazioni statistiche), il ritmo settimanale più veloce da dicembre.

Il premio al rischio schiacciato ai minimi storici fa intravedere per la borsa americana prospettive modeste nel breve periodo ma resta fuori discussione il valore dell’investimento azionario nel lungo termine. Gli investimenti tematici, la tecnologia e, appunto, il lusso, sono strumenti efficienti per la diversificazione del portafoglio e pedagogici per educare e abituare il risparmiatore al lungo periodo.

Certo, il rallentamento cinese e le incertezze sull’economia stanno facendo perdere lucentezza ai marchi del lusso, ma se si va oltre il glamour e le apparenze si possono riconoscere le differenze tra marchi e posizionamenti. I marchi di fascia media, quelli del lusso accessibile, l’”affordable luxury”, sono molto più esposti all’andamento del ciclo economico rispetto ai marchi di fascia alta. I primi sono vulnerabili alla mutevolezza della fiducia dei consumatori, i secondi si rivolgono al segmento dei consumatori in grado di spendere “somme spudorate”, per dirla con il commesso di Rodeo Drive.

Secondo l’Economist i “molto ricchi” hanno più che raddoppiato la loro spesa, il 5% degli acquirenti rappresenta i due quinti delle vendite globali di lusso.

Lo sviluppo del settore nei prossimi anni verrà alimentato anche dall’esigenza di sostenibilità e dalla ricerca di esperienze, un cambio nelle abitudini di spesa che è diretta conseguenza del passaggio generazionale.

In un contesto di inflazione persistente i consumatori adottano comportamenti sostenibili, prendono piede le riparazioni, le vendite di seconda mano, il riciclaggio, il noleggio, opzioni che limitano la spesa e i consumi, una tendenza definita “Ecoeconomica”. Le aziende della moda naturalmente si adeguano, sentono la pressione delle nuove tendenze e comunicano con più forza la qualità dei materiali, il valore dei loro prodotti che li rende durevoli nel tempo, la sostenibilità dei processi produttivi.

Poi c’è la rivoluzione digitale, le grandi case del lusso seguono con attenzione il cambiamento anagrafico nella composizione della loro clientela. La spesa nel lusso da parte dei clienti Millennial e della Gen Z è raddoppiata tra il 2016 e il 2022 e si prevede che raddoppierà ancora entro il 2026. Per la fine del decennio si stima che il valore del settore sarà oltre i 500 miliardi di dollari. Il lusso contribuisce a diversificare il portafoglio e la diversificazione è sempre un fatto di equilibrio, come l’eleganza.