Investimenti, inflazione vs crescita: ecco come proteggere i portafogli

La priorità della Fed è chiara: ridurre l’inflazione piuttosto che mantenere a galla la crescita economica. Venerdì scorso, i dati sul lavoro di agosto negli Stati Uniti hanno rivelato che il mercato del lavoro rimane solido.

Per gli investitori, ciò significa che la Fed manterrà la sua rotta e che è giunto il momento di concentrarsi sul rischio nella costruzione del portafoglio e di ricorrere ad asset che offrano un riparo da livelli di volatilità più elevati, dato che i mercati saranno probabilmente alle prese con una maggiore incertezza nel passaggio a quello che potrebbe essere un nuovo paradigma di mercato”. Ad affermarlo è Gianluca Ungari, Head of Portfolio Management Italy di Vontobel, che di seguito illustra nel dettaglio la view.

I tagli dei tassi della Fed l’anno prossimo sono fuori discussione

I mercati hanno appena subito un duro “reality check”. Se contavano su nuovi tagli dei tassi all’inizio del 2023, ora non se ne attendono prima del 2024. Anche se l’inflazione statunitense sta mostrando i primi segni di arretramento rispetto agli ultimi picchi, la domanda principale ora è se si radicherà in una crescita dei salari e degli affitti più elevata. Una volta che lo sarà, sarà difficile liberarsene. Questo è anche il motivo per cui la severità di Powell si rivolge principalmente alle aspettative dei consumatori sull’inflazione: una volta che i consumatori inizieranno a tener conto di un’inflazione più elevata nel loro comportamento quotidiano e nelle decisioni aziendali, la lotta contro l’inflazione sarà una causa persa e i numeri dell’inflazione al di sopra dell’obiettivo potrebbero diventare la nuova norma. Pertanto, rimanere fermi sull’inflazione è essenziale per la Fed per mantenere la credibilità e dimostrare la sua capacità di intaccare l’inflazione guidata dal lato dell’offerta, che è già un lavoro abbastanza difficile da fare così com’è.

La lotta della BCE contro l’inflazione su una traiettoria traballante

Nel vecchio continente, la credibilità potrebbe rivelarsi il punto debole della BCE nella gestione dell’inflazione, dato che Christine Lagarde ha dovuto affrontare le accuse di aver dato priorità alla deframmentazione rispetto alla stabilità dei prezzi quando la banca centrale ha annunciato l’introduzione di un programma di acquisto mirato di obbligazioni per evitare la frammentazione finanziaria nell’Unione Europea. Anche se la BCE intende eliminare la liquidità aggiuntiva introdotta dal programma con altri mezzi, non si possono escludere potenziali effetti inflazionistici. Detto questo, la BCE ha un compito difficile, in quanto deve tenere insieme un gruppo piuttosto eterogeneo, sopportando la maggior parte del peso della guerra tra Russia e Ucraina e gli effetti tossici della sua dipendenza dalle forniture di gas russo.

Ciononostante, ci si può aspettare un rialzo aggressivo dei tassi da parte della BCE di 75 punti base in occasione della prossima riunione politica di questo mese, una mossa necessaria per contrastare l’impennata dell’inflazione nell’Eurozona, che ha appena raggiunto il 9,1% in agosto. In futuro, la capacità della BCE di gestire l’inflazione dipenderà in larga misura dal grado di influenza che l’agenda politica europea avrà sulla politica monetaria. Pertanto, la traiettoria dell’inflazione europea comporta rischi e incertezze molto maggiori rispetto a quella degli Stati Uniti.

Un nuovo paradigma di mercato?

Poiché per le banche centrali la stabilità dei prezzi è prioritaria rispetto alla crescita, potremmo essere sulla soglia di un nuovo contesto di mercato, caratterizzato da un’inflazione più elevata e da una maggiore volatilità rispetto a quella a cui siamo abituati. Con l’evolversi della transizione e con l’incertezza che rimane elevata, è probabile che si verifichino ulteriori rally del mercato ribassista, come quello a cui abbiamo assistito di recente. Pertanto, la gestione del rischio nella costruzione del portafoglio e la gestione attiva dovrebbero essere al centro dell’attenzione degli investitori. A causa della divergenza dei percorsi di politica monetaria, le azioni europee presentano attualmente maggiori rischi rispetto alle loro controparti statunitensi. Mentre le obbligazioni a più lunga scadenza potrebbero non essere la scelta migliore in questo momento a causa della maggiore sensibilità ai tassi d’interesse, le obbligazioni a breve termine dei governi dell’Europa di base e degli Stati Uniti possono offrire un certo riparo, poiché i loro prezzi hanno già ampiamente assorbito i futuri aumenti dei tassi previsti.