Le economie, alcune più preparate di altre ad affrontare le sfide, hanno risentito in modo diverso della pandemia. Qualche investitore potrebbe stupirsi nell’apprendere che i mercati emergenti – soprattutto quelli asiatici – hanno dimostrato una certa capacità di tenuta. Nel 2020 la Cina è stata l’unica grande economia a registrare una crescita positiva, a causa del COVID-19 che ha spinto gli altri Paesi in recessione. Nel 2019 l’economia cinese ha avuto un peso pari al 66% circa dell’economia statunitense, ma entro la fine del decennio ha le carte in regola per sfilare agli Stati Uniti lo scettro di prima economia mondiale. Il mercato obbligazionario cinese è secondo al mondo per dimensioni, subito dietro agli Stati Uniti. “A nostro avviso, gli investitori non dovrebbero trascurare i mercati della Cina e dell’Asia in generale“. Ad affermarlo è Manraj Sekhon, Chief Investment Officer, di Franklin Templeton Emerging Markets Equity, che di seguito illustra nel dettaglio la view.
È passato un anno dalla correzione del marzo 2020, quando per la prima volta i mercati hanno dovuto fare i conti con gli effetti di una pandemia globale. Negli ultimi 12 mesi si sono susseguiti più eventi dirompenti che in interi decenni di tempi normali. I mercati emergenti, in primis l’Asia, hanno dimostrato una certa capacità di tenuta, adattandosi con successo al virus o eliminandolo. Al contrario, il ritorno alla normalità economica in Occidente dipende quasi interamente dai vaccini. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito stiamo assistendo a rapidi progressi nelle vaccinazioni, mentre l’Europa rimane molto in ritardo fra continui blocchi e stagnazione economica.
Cina, troppo grande per essere ignorata
Dal picco della pandemia fino all’attuale fase iniziale della ripresa, la nostra fiducia nei crescenti vantaggi strutturali dei mercati emergenti, trainati dalle principali economie asiatiche, non ha fatto che rafforzarsi di fronte a riscontri sempre più numerosi. Esemplificando questo scenario post-COVID-19, la Cina è ora sulla buona strada per diventare la più grande economia mondiale entro la fine del decennio. Nei prossimi anni riteniamo che questa tendenza (consolidata nell’ultimo anno dallo scarto di performance causato dal COVID-19) continuerà a favorire maggiori investimenti nei mercati emergenti, in primis nella Cina.
Stupisce che i responsabili politici cinesi abbiano fissato un obiettivo più cauto di crescita per il 2021, pari al 6% contro l’8% stimato dal Fondo Monetario Internazionale, nonostante la Cina sia stata l’unica grande economia a mostrare una crescita ragionevole nel 2020.3 Inoltre, per la prima volta il governo non ha fissato un obiettivo medio di crescita nel lungo periodo. A ciò si aggiunge la maggiore enfasi posta sulle riforme ambientali e sociali e sulle nuove tecnologie pulite – un “rinverdimento” dell’economia. Queste misure segnalano la spinta più convinta del governo verso una crescita maggiormente sostenibile e di qualità superiore nel lungo periodo.
Crediamo che il momento più critico delle relazioni fra Cina e Stati Uniti sia ormai alle nostre spalle, anche se le tensioni rimarranno elevate. Dopo anni di politica commerciale aggressiva, il deficit commerciale degli Stati Uniti continua a segnare record assoluti. Anziché insistere inutilmente sul fronte commerciale, riteniamo che gli Stati Uniti otterrebbero maggiori benefici da riforme interne, investimenti in infrastrutture e progressi nella digitalizzazione della loro economia.
L’adattabilità dei mercati emergenti
Nell’ultimo decennio l’idea di un’azienda dei ME di livello mondiale si è evoluto da ambizione a realtà, e la pandemia ha rafforzato questa tendenza. Taiwan, Corea del Sud, Cina e India offrono esempi di aziende innovative e adattabili che sfruttano le condizioni favorevoli di lungo termine.
I produttori di semiconduttori taiwanesi e sudcoreani dominano l’industria mondiale grazie alle loro forti capacità manifatturiere, specialmente nel settore di punta dei chip per semiconduttori. Inoltre, il loro peso ha garantito loro la liquidità necessaria a estendere gli investimenti e consolidare il vantaggio competitivo in un contesto di crescente domanda di chip per infrastrutture informatiche ad alte prestazioni, criptovalute, settore auto e altri comparti d’attività. A confronto, i produttori occidentali di semiconduttori hanno faticato a reggere il passo, in termini sia di innovazione che di spese in conto capitale.
Le aziende sudcoreane hanno anche fatto da apripista nello sviluppo di batterie per veicoli elettrici, che hanno raggiunto una maggiore penetrazione in tutto il mondo grazie al sostegno politico e ai progressi tecnologici. In Cina, le imprese di biotecnologia stanno sviluppando trattamenti innovativi per il cancro e altre malattie gravi e hanno conquistato la fiducia dei gruppi farmaceutici mondiali nella concessione di licenze per questi nuovi farmaci. Anche il comparto internet indiano, che è stato sottorappresentato nei mercati azionari, offre a nostro avviso un enorme potenziale.