Investimenti, bond sostenibili: un passo indietro e due avanti

“Allegro… ma non troppo. Le tensioni geopolitiche e il potenziale shock delle forniture energetiche hanno sollevato dubbi sul percorso di transizione energetica. Gli investimenti delle aziende nelle tecnologie pulite potrebbero essere ritardati dall’aumento dei costi e dei tassi di interesse, ma la transizione energetica è ancora all’ordine del giorno. L’attuale contesto può rappresentare un’opportunità per accelerare il raggiungimento del Net Zero, investendo in obbligazioni sostenibili, ma la selettività è fondamentale“. Ad affermarlo sono Céline Deroux, Senior Fixed Income Strategist obbligazioni globali e Lucia Meloni, Lead ESG Analyst, ESG Investments & Research di Candriam, che di seguito spiegano nel dettaglio la view.

A causa delle condizioni di mercato, l’emissione di obbligazioni sostenibili è stata inferiore alle aspettative

Il 2022 è stato un anno difficile per le obbligazioni sostenibili, con 700 miliardi di dollari di offerta sul mercato primario dall’inizio dell’anno, rispetto ai 950 miliardi di dollari del 2021. Siamo lontani dalle nostre aspettative di 1.000 miliardi di dollari l’anno! La volatilità del mercato, la chiusura del mercato primario e le condizioni finanziarie più restrittive hanno contribuito al calo delle emissioni, con un volume mensile di 58 miliardi di dollari rispetto agli 86 miliardi dello scorso anno. Tuttavia, se complessivamente le emissioni sono state molto inferiori rispetto allo scorso anno, la quota di emissioni sostenibili è aumentata rispetto alle obbligazioni tradizionali. Per i titoli investment grade non finanziari, le obbligazioni con etichetta sostenibile rappresentano il 30% del totale delle emissioni annuali, rispetto al 19% del 2021 e all’8% del 2020. Anche le società high yield hanno aumentato la quota di obbligazioni sostenibili al 9% rispetto alle obbligazioni tradizionali, contro il 4% dello scorso anno. Questo dato riflette una maggiore volontà di affrontare tematiche sostenibili e il portafoglio ordini rivela che la domanda è ancora intatta.

Le motivazioni per la transizione energetica non sono mai state così forti

Il conflitto tra Ucraina e Russia ha ricordato l’urgenza di trovare più tecnologie per l’energia pulita. L’UE ha proposto un piano per raggiungere l’indipendenza dai combustibili fossili russi ben prima del 2030.  “RePower EU” mira a migliorare la resilienza del sistema energetico e a diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, incentivando l’uso del biometano e dell’idrogeno, aumentando le fonti rinnovabili e promuovendo l’efficienza energetica. Il pacchetto “Fit for 55” dovrebbe già ridurre il consumo di gas del 30% entro il 2030 e “Next generation EU” dovrebbe costruire un’Europa post Covid più resiliente destinando il 30% delle risorse al finanziamento di progetti ecologici tra il 2021 e il 2026.

Anche la Banca Centrale Europea vuole decarbonizzare il suo bilancio favorendo gli investimenti verdi nel suo portafoglio di obbligazioni societarie. Le considerazioni sul clima vengono ora incorporate orientando gli acquisti societari verso emittenti con un migliore punteggio climatico. Da ottobre, i reinvestimenti delle obbligazioni maturate nell’ambito dell’APP (Asset Purchase Programme) e del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) dovrebbero favorire gli emittenti a bassa intensità di carbonio, con una strategia di decarbonizzazione ambiziosa e credibile e una buona qualità dell’informativa sulla sostenibilità. Intendono anche imporre limiti alla scadenza delle obbligazioni agli emittenti con un basso punteggio climatico.

L’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti è un altro esempio del più grande investimento nella storia statunitense per combattere la crisi climatica, aumentare la sicurezza energetica e ridurre il costo della vita per le famiglie. Questo piano investirà più di 300 miliardi di dollari e prevede crediti d’imposta per l’acquisto di veicoli elettrici assemblati negli Stati Uniti, per aumentare l’efficienza energetica degli alloggi economici o per la produzione di pannelli solari o turbine eoliche.

Rimbalzo delle emissioni di obbligazioni sostenibili…

Nel 2023 si dovrebbe assistere a una ripresa dell’offerta di obbligazioni sostenibili, con 900 miliardi di dollari di emissioni previste, suddivise tra i quattro tipi di strumenti seguenti: green bonds, sustainability e sustainability-linked bonds, e social bonds.

Le emissioni green dovrebbero continuare a prevalere (60%) grazie al finanziamento di numerosi progetti ecologici in Europa ma anche negli Stati Uniti nell’ambito dell’Inflation Reduction Act.

Anche le obbligazioni legate alla sostenibilità (12%) dovrebbero aumentare, in quanto consentono agli emittenti di mettere in evidenza i loro impegni nei confronti della sostenibilità e le loro strategie di decarbonizzazione, il che potrebbe suscitare un crescente interesse negli emittenti high yield.

I social bond (14%) dovrebbero rimanere limitati al settore bancario o a quello delle agenzie, dato che è più difficile finanziare progetti sociali tramite investimenti in conto capitale. Ma in caso di recessione economica grave o prolungata, potrebbero registrare una ripresa.

Infine, le obbligazioni di sostenibilità (14%) dovrebbero rimanere uno strumento preferito da alcuni organismi sovranazionali o banche, ma la loro quota di mercato dovrebbe ridursi nel medio termine a causa della mancanza di chiarezza sul loro reale impatto e del numero di progetti ecologici o sociali da finanziare.

Nel complesso, quindi, la ripresa delle emissioni dovrebbe essere trainata dalle società non finanziarie, dai governi e dai gruppi sovranazionali, mentre le banche dovrebbero mantenere volumi stabili. L’Unione europea dovrebbe continuare ad essere attiva in questo senso anche il prossimo anno.

… ma non troppo!

Poiché prevediamo che il contesto economico rimarrà difficile e che la dispersione tra ritardatari e vincitori aumenterà, riteniamo che l’analisi del rischio emittente rimarrà fondamentale e quindi privilegiamo un’attenta selezione degli emittenti. L’attuale crisi e le questioni legate alla governance hanno rafforzato la necessità di integrare i criteri ESG nell’analisi fondamentale. La normativa sui dati sostenibili e la loro divulgazione, in particolare la direttiva relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive — CSRD), miglioreranno la trasparenza, la coerenza e la comparabilità tra le società. Data la crescita e la diversificazione in corso sul mercato delle obbligazioni sostenibili, evitare il greenwashing è una priorità. Un’analisi approfondita del progetto e della gestione dei proventi ci aiuterà a fare le scelte giuste, poiché vogliamo essere certi che le obbligazioni contribuiscano effettivamente a un futuro sostenibile.