Iniziare bene il 2021 rimanendo sui risky asset e proteggendo gli investimenti

“A volte mi tornano in mente i primi tempi della mia carriera lavorativa, quando aspettavo la parte finale del telegiornale delle tredici, momento in cui si collegavano a Piazza Affari per chiedere il cambio lira-marco a un operatore con uno strano accento italiano. Visto che stiamo parlando del 1992, potete immaginare l’escalation che si verificò fino al famoso mercoledì nero (16 settembre 1992) quando la lira fu costretta a uscire dal serpentone monetario e a svalutarsi. Ricordate quando i tassi d’interesse sui titoli di Stato italiani salirono moltissimo (se non ricordo male fino al 18%) in quanto rappresentavano l’unico modo per allettare gli investitori ad accettare il rischio di comprare Bot, Btp e Cct nello stesso periodo in cui il governo Amato fece la famosa manovra monster da 90mila miliardi di vecchie lire per puntellare le malconce casse dello Stato? E come dimenticarsi che nella poc’anzi citata manovra era previsto un addebito del 6 per mille (0,6%) su tutti i conti, depositi, certificati etc etc con esclusione dei titoli di Stato? Quanta acqua sotto i ponti è passata da quel giorno! Pertanto, vedere che nel dicembre 2020 lo Stato italiano riesce a collocare 7 miliardi (ma con una domanda superiore ai 12) di Bot annuali a un tasso negativo di quasi mezzo punto percentuale ha davvero dell’incredibile. Non fosse altro perché non solo le casse statali sono forse messe peggio di ventotto anni fa, ma ci troviamo nel mezzo di una crisi economica senza eguali in tempi di pace”. E’ quanto osserva Michele De Michelis, Responsabile degli Investimenti di Frame Asset Management. Di seguito le sue previsioni.

In questi giorni poi si fa anche un gran parlare di tassa patrimoniale, per la sempliice ragione che il risparmio privato italiano vanta dei numeri veramente impressionanti. Solo sui conti correnti, gli italiani hanno depositato quasi due triliardi di euro. Pertanto, sussiste il grande rischio che una legge patrimoniale di una certa entità possa provocare ciò che si vide Oltralpe qualche anno fa, quando a fronte di pochi miliardi di gettito aggiuntivo, i ricchi francesi se ne andarono in massa (tra gli altri Gerard Depardieu) causando grandissimi problemi all’indotto.

Credo sia molto più producente stimolare i consumi, utilizzando a tale scopo manovre fiscali pro-cicliche, anzichè agire sempre sulla leva della tassazione aggiuntiva. Perché non provare ad aumentare il denominatore una volta tanto, invece che il numeratore dello ormai stra-noto rapporto debito/Pil?

Soprattutto adesso che sembrano finalmente in arrivo i finanziamenti del recovery fund, che, insieme alla legge sui Pir e gli Eltif, potrebbe offrire una fortissima accelerazione all’economia del Belpaese. Sempre che i governanti non mandino alla malora anche questa possibilità, magari litigando sulle banalità invece che costruendo insieme un nuovo futuro.

Sarà forse l’effetto “pubblicità natalizia della Coca-Cola” ma voglio provare ad avere un pensiero positivo per il 2021, dopo che nel 2020 siamo scesi dritti dritti all’inferno riuscendo però a venirne fuori (forse e per ora). Entriamo nel nuovo anno con le borse mondiali sui massimi di sempre, anche se l’Europa è ancora in territorio negativo (speriamo sempre nel rush finale) mentre il Giappone per la prima volta dal 1991 vede il Nikkei ritoccare i 26.mila punti, ma soprattutto con tassi obbligazionari bassissimi (vedi il tasso del Bot Italia ) e gli spread delle corporate rispetto ai governativi anch’essi ai minimi storici.

In questo contesto, sempre di più conviene investire nei risky asset. Anche coloro che sono per natura più avversi al rischio dovranno capire che tenere i soldi sui conti non serve a nulla e iniziare a fare una pianificazione finanziaria degna di questo nome. Ovviamente c’è un prezzo da pagare. Si assisterà infatti alla volatilità del valore dei propri risparmi che potrà essere mantenuta sotto controllo unicamente cercando delle protezioni adeguate. Per queste ragioni, il financial planner (consulente finanziario) diventerà come il medico di famiglia.

Ho ampiamente dibattuto in passato dell’inefficacia dei titoli governativi in questo ruolo di “protezione” del patrimonio. Piuttosto, meglio utilizzare Cds che proteggano dagli aumenti improvvisi sugli spread del credito. Come ad esempio le opzioni call sul cambio dollaro/yen. I giapponesi infatti sono noti per ricercare rendimenti al di fuori del proprio Paese (i cui titoli presentano rendimenti negativi o prossimi allo zero ormai da moltissimi anni) quindi ogni qualvolta si assiste a turbolenze sui mercati finanziari, queste posizioni di carry trade vengono smontate in fretta per rifugiarsi nella propria valuta, lo yen , che pertanto si apprezza in maniera repentina nei confronti del dollaro.

Un altro esempio simile potrebbe essere quello relativo alla corona norvegese, che rappresenta un Paese ricchissimo con il ben noto fondo sovrano più grande del mondo che, con una dotazione superiore al triliardo di dollari, investe in asset stranieri nonché emette uno tra i pochi titoli di Stato ad avere ancora tassi leggermente positivi. E la cui economia oramai è totalmente slegata dal corso del petrolio. Perché allora la corona non è considerata una valuta rifugio? Perché è un esempio del fatto che viviamo in un mondo pieno di distorsioni cognitive.

Del resto, rammentiamo che il mercato stesso continua a giustificare e a sostenere i valori in Borsa di una società americana che, pur non generando ancora cassa ma essendo al contrario costretta a procedere ad aumenti di capitale per finanziarsi, veleggia oltre i 600 miliardi di dollari di capitalizzazione. Indovinate di chi stiamo parlando?

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