Consulenti, entro i prossimi dieci anni il 40% di voi sarà pensionato

Pubblichiamo di seguito un interessante approfondimento a firma Luca Censoplano, Wealth Advisor Allianz Bank.

Entro i prossimi dieci anni il 40% dei consulenti finanziari, oggi attivi, saranno in pensione. Questo significa che è già in atto un importante ricambio generazionale in una professione nella quale, in parallelo stiamo assistendo all’affermarsi di tecnologie e sofware sempre più sofisticati, creati appositamente per creare, efficientare e gestire portafogli.

Ma queste tecnologie, che qualche anno fa seminavano dubbi e paure nella categoria che si vedeva già destinata, come in un film di fantascienza, ad essere soppiantata da macchine sempre più efficienti, in realtà rappresentano, per i consulenti finanziari di domani (ma già di oggi), un grande alleato. Il professionista infatti, grazie a questi strumenti, avrà meno tempo da dover dedicare all’adempimento di aspetti burocratici e amministrativi e potrà concentrarsi sul fattore che continua e continuerà anche in futuro a fare la differenza: il rapporto umano con il cliente.

Certo è possibile che i patrimoni piccoli potranno essere gestiti direttamente da sistemi completamente automatizzati, “robo-advisor” o simili, che già oggi sono in grado di produrre dei portafogli modello. Ma i patrimoni medio grandi continueranno ad essere gestiti dal consulente finanziario, sia pur coadiuvato da soluzioni tecnologiche.

Si tratta di una questione anche psicologica: il consulente esperto, infatti, è anche pagato per gestire insieme al cliente le ansie che derivano dai momenti di crisi, e per il cliente stesso è di gran lunga meglio poter avere una persona fisica con cui sfogarsi, specie quando le cose non vanno per il meglio. In fondo, parte integrante della professione, è anche quella di scaricare il cliente dal senso di responsabilità di dover gestire un patrimonio importante e, perchè no, di fare da parafulmine nei momenti difficili. Al tempo stesso le soft skills del consulente finanziario vengono esaltate proprio nelle situazioni di difficoltà, nelle quali empatia e capacità di ascolto, unite ad una profonda e specifica competenza, possono aiutare il cliente a superare con soddisfazione questi momenti.

Infine, la sempre maggior complessità ed incertezza del mondo che stiamo vivendo porterà – credo – ad altre due conseguenze: da una parte i curricula delle nuove leve che intendono intraprendere la professione – lo stiamo già vedendo ora – saranno sempre più ricchi: master di I e II livello, corsi di specializzazione, esperienze internazionali, saranno determinanti per leggere con la giusta precisione scenari mutevoli di non facile interpretazione. Questo aspetto potrà trovare un felice connubio con i migliori professionisti di oggi, i quali, potranno portare in dote il loro fondamentale contributo di esperienza.

Dall’altra è lecito attendersi che il modello del singolo professionista “standing alone”, pur se molto competente, lascerà il posto a quello dello studio associato (la normativa troverà la giusta quadra), per poter minimizzare i costi e fornire al cliente un ventaglio di servizi sempre più ampio: studi non solo tra più consulenti  finanziari, ma all’interno dei quali il consulente stesso sarà un tassello di un quadro più ampio, dove troveranno posto l’avvocato, il commercialista, l’agente immobiliare, il notaio e l’architetto, ciascuno con la propria rete di relazioni in grado di rappresentare per i clienti dello studio, un enorme valore aggiunto, in qualunque settore economico-finanziario-normativo-fiscale.

Il consulente finanziario diventerà a questo punto un professionista in un contesto multidisciplinare, nel quale, chi dispone di un patrimonio, potrà trovare tutti i servizi di cui necessita in un unico hub in grado di altissima qualità.