Banche, la crisi da Covid rilancia le voci di aggregazioni su Unicredit, Bamco Bpm e Mps

Il Covid contribuirà a ridisegnare lo scenario bancario ialiano. Secondo Moody’s, infatti, le recenti misure del governo contro la diffusione del virus peggioreranno lo scenario economico italiano e saranno “credit negative” per le banche portando un ulteriore deterioramento dell’asset quality, un aumento delle perdite su crediti e pressioni sulla redditività.

In questo contesto, il Sole 24 Ore riporta che l’Ue sta valutando dei ritocchi alle regole sugli Npl per tenere conto della crisi innescata dalla pandemia, in particolare attraverso un intervento per prorogare le coperture obbligatorie. Ma gli occhi sono puntati soprattutto alle possibili evoluzioni del risiko che dovrebbe quantomeno rafforzare la solidità di alcuni istituti grazie a una serie di aggregazioni che ridurrebbero la frammentazione che caratterizza il sistema bancario del nostro Paese.

Così, sempre stando al Sole 24 Ore, Unicredit, pur ribadendo ufficialmente la linea del “nessun M&A”, avrebbe dato mandato allo studio legale Linklaters di partecipare ai contatti esplorativi con il Mef per valutare l’ipotesi di una fusione con Mps, mentre S&P conferma i rating “BBB” e “A-2” di lungo e breve termine e mantiene l’outlook “negativo” di Unicredit nonostante il miglioramento a stabile del debito sovrano annunciato il 23 ottobre. A complicare le cose c’è il fatto che, in attesa delle motivazioni della sentenza di condanna degli ex vertici Alessandro Profumo e Fabrizio Viola per falso in bilancio e aggiotaggio in relazione ai derivati Santorini e Alexandria, la banca senese ha cambiato la classificazione da “possibile” a “probabile” in merito ad una serie di controversie legali e richieste stragiudiziali in merito alle quali, secondo una fonte, gli accantonamenti superano i 400 milioni di euro, intaccando il “tesoretto” (fino a 1,5 miliardi di euro) stanziato ad agosto dal Mef per facilitare una fusione della banca, di cui possiede il 68%.

Altro possibile protagonista di un’operazione di aggregazione è naturalmente Banco Bpm: a rilanciare le possibilità di una fusione con Credit Agricole sarebbe il fatto che, in base agli ultimi aggiornamenti Consob, Giorgio Girondi è salito al 4,98% del capitale di Banco Bpm, mentre Ubs ha una quota potenziale del 6,381%. Secondo Il Messaggero Girondi, che ha acquistato le azioni per dare stabilità alla banca approfittando dei prezzi convenienti e non ha concordato l’acquisto con i vertici, sarebbe favorevole a una fusione con l’istituto francese in quanto porterebbe a un apprezzamento dell’investimento.

Restano comuqnue sullo sfondo, come detto,le difficoltà che il sistema bancario si troverà ad affrontare a causa del drastico peggioramento della situazione economica, a seguito dei lockdown imposti o allo studio del governo per cercare di contenere la nuova ondata di contagi di coronavirus. Nelle scorso ore S&P ha confermato i rating “BBB/A-2” anche per Intesa Sanpaolo, mantenendo l’outlook “negativo” per il timore che la ripresa del ciclo economica possa essere più debole o più lontana rispetto alle attuali stime dell’agenzia di rating. La stessa S&P promuove Finecobank alzando l’outlook a “stabile” da “negativo” e ha confermato i rating “BBB” e “A-2” di lungo e breve termine grazie al “modello di business resiliente della banca”.

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