“All’inizio del 2023 le sorti dell’oro sembrano essere giunte a una svolta: in base alle previsioni economiche del consensus, il nostro modello indica che quest’anno il metallo giallo potrebbe raggiungere facilmente un nuovo picco “nominale” (l’ultimo è stato raggiunto nel 2020). Tuttavia, un picco “reale” (considerando l’erosione inflazionistica) appare fuori portata; anche nel nostro scenario rialzista, l’oro non riuscirà a toccare quel livello e rimarrà di un buon 11% al di sotto del record effettivo raggiunto nel 1980″. Parola di Nitesh Shah, Head of Commodities and Macroeconomic Research di WisdomTree, ch edi seguito spiega nei particolari la previsione.
Nell’ipotesi in cui l’inflazione cali bruscamente (scenario Siegel) e la Federal Reserve (Fed) imprima una svolta in tempi brevi, i prezzi dell’oro otterranno buoni risultati perché i rendimenti obbligazionari scendono maggiormente rispetto allo scenario di consenso (e, con un’inflazione inferiore, il valore effettivo dell’oro è meno scontato). Il 2021 e il 2022 sono stati due tra gli anni più difficili per formulare previsioni sull’oro. Guardando al futuro, vi è grande incertezza in merito all’andamento del dollaro USA, dei rendimenti obbligazionari e dell’inflazione; perciò, formulare previsioni non sarà più semplice, ma il nostro modello si è dimostrato particolarmente efficace nell’individuare i fattori trainanti dell’oro.
L’outlook per l’oro con il modello previsionale di WisdomTree:
- Consenso: Il nostro scenario di consenso tiene conto della media dei pareri del Bloomberg Survey of Professional Economists sull’inflazione, sul dollaro USA e sulle previsioni relative ai rendimenti dei titoli di Stato, ipotizzando che l’inflazione continui a calare (pur restando al di sopra degli obiettivi delle banche centrali), che il dollaro statunitense si deprezzi ulteriormente e che i rendimenti obbligazionari scendano ancora. Nello scenario di consenso, l’oro raggiungerebbe i 2.082 USD/oncia entro il Q4 del 2023, abbattendo tutti i record nominali precedenti (2.061 USD/oncia il 7 agosto 2020). Tuttavia, in termini reali questo dato non costituirebbe un massimo storico (che è stato raggiunto nel gennaio 1980): sarebbe difatti inferiore del 19% rispetto a quel livello e, sempre in termini reali, è ancora inferiore dell’11% al picco del 2020.
- Scenario Siegel: Il professor Jeremy J. Siegel della Wharton Business School, consulente per WisdomTree, pensa che l’attuale politica aggressiva della Fed non sia giustificata e che l’inflazione stia già scendendo più rapidamente di quanto non indichino i dati pubblicati. Si aspetta inoltre che la Fed riconosca quello che secondo lui è un errore, tagliando i tassi di interesse al 2-3% entro la fine dell’anno, e prevede che i rendimenti decennali scenderanno al 2,9%. Anche se la Fed riducesse i tassi più avanti nel corso di quest’anno, considerati i lunghi periodi di sfasamento tra le scelte strategiche e i risultati dell’inflazione, l’inflazione potrebbe abbassarsi al 2% entro la fine del 2023, una percentuale fondamentalmente in linea con l’obiettivo della Fed. Se torneranno i tempi dell’espansione monetaria, la generosità delle banche centrali non verrà più arginata e gli investitori avranno ottimi motivi per aumentare l’esposizione all’oro; in tal caso manteniamo le posizioni dei future sull’oro a 150.000 contratti long netti (ossia leggermente al di sotto dei 170.000 attuali). In questo scenario l’oro sale a 2.135 USD/oncia, complice anche la diminuzione dei rendimenti obbligazionari.
– Scenario rialzista: Questo scenario è sostanzialmente analogo allo scenario Siegel, con la differenza principale rappresentata dal risultato dell’inflazione. In questo caso alternativo, la Fed è sinceramente persuasa dalle argomentazioni avanzate dal professor Siegel (mercato immobiliare più blando rispetto ai metodi di calcolo dell’Indice dei prezzi al consumo (CPI), crescita della massa monetaria in rapida diminuzione, ecc.) e, notando il visibile impatto della politica restrittiva sull’economia, decide di tagliare i tassi. Tuttavia, l’inflazione non scende quanto si temeva perché gli shock dei prezzi mantengono su livelli più elevati i prezzi dei beni scambiati a livello globale. In questo scenario, l’inflazione conclude il 2023 più in alto, attestandosi al 4%, e il dollaro USA si indebolisce maggiormente rispetto allo scenario di consenso, poiché le condizioni monetarie sono allentate in rapporto ai risultati dell’inflazione. In questo scenario, l’oro potrebbe raggiungere quota 2.314 USD/oncia. Pur superando dell’11,5% il massimo storico nominale, è ancora inferiore dell’11% al record effettivo e del 2% al record nominale del 2020 (in termini reali).
– Scenario ribassista: Nello scenario ribassista, l’inflazione del CPI scende al 2,0%, ossia lo stesso valore previsto nello scenario Siegel, ma la Fed non reagisce nel modo sperato da Siegel e mantiene una linea aggressiva. I rendimenti dei bond e il dollaro USA invertono la rotta ancora una volta, innescando venti contrari all’oro come era avvenuto nel 2022, ma stavolta il metallo non può più contare sul sostegno dell’inflazione. Con gli investitori che non cercano una copertura contro l’inflazione né sono preoccupati per la generosità delle banche centrali, le posizioni speculative sul metallo caleranno, raggiungendo quote minimi simili a quelli riscontrate nel settembre 2022. In questo scenario, l’oro potrebbe raggiungere 1.616 USD/oncia, ridimensionando i prezzi ai livelli del marzo 2020.
I prezzi dell’oro effettivi, anche nello scenario rialzista, non raggiungono i livelli del 2022, 2011 e 1980
Ribadendo l’osservazione da cui siamo partiti, vale la pena di sottolineare che, per quanto le nostre previsioni sul valore dell’oro entro la fine dell’anno possano essere sbalorditive (nello scenario di consenso, Siegel e in quello rialzista), in termini reali i valori non sono così impressionanti; ciò dimostra più che altro quanto l’inflazione sia stata aggressiva in questi ultimi anni.