Asset allocation: ecco su cosa puntare per fronteggiare l’inverno energetico

Le restrizioni dei flussi di gas naturale dalla Russia ai Paesi dell’Europa continuano a rappresentare una minaccia per le economie del continente, come pure a livello globale. La situazione è più preoccupante in Germania poiché, secondo l’agenzia dell’UE per la cooperazione dei legislatori sull’energia, l’economia dipende dall’energia affidabile e a basso costo dalla Russia per circa il 49% per alimentare la sua industria manifatturiera.

In questo scenario, ecco di seguito la view di Randeep Somel, gestore del fondo M&G (Lux) Climate Solutions Fund di M&G.


I prezzi più alti dell’energia avranno conseguenze sui prezzi alimentari e la fiducia delle aziende

Dal momento che è diventata dipendente dal gas russo via metanodotto, attualmente la Germania non possiede alcun terminal per importare gas liquefatto (LNG, Liquified Natural Gas) che possa compensare la riduzione delle importazioni attraverso il gasdotto Nord Stream 1. L’indice tedesco IFO business climate è sceso a 88,6 punti a luglio, in calo dai 92,2 di giugno, toccando il valore minimo da giugno 2020. Ciò indica che le aziende si aspettano che il business diventi molto più difficile nei mesi a venire.

Nel secondo trimestre dell’anno, il gigante chimico tedesco BASF ha sborsato 800 milioni di euro in più per mantenere in funzione i suoi impianti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’impatto dei prezzi energetici più alti ha costretto l’azienda a prendere la difficile decisione di ridurre la produzione di ammoniaca, usata come fertilizzante in agricoltura. La scelta avrà conseguenze dirette per la coltivazione e l’industria alimentare e contribuirà all’inflazione dei costi che stiamo già osservando sui prezzi alimentari.

I mercati europei stanno già soffrendo

I mercati azionari europei hanno prezzato le implicazioni negative dei disagi negli approvvigionamenti di gas. L’S&P500, che ha iniziato l’anno su valutazioni molto più elevate, ha visto calare il suo valore del 15% da inizio anno ma il principale indice tedesco, il DAX40, nello stesso arco di tempo ha visto il suo valore scendere del 17%. L’S&P500 ora scambia a 20 volte gli utili, rispetto al DAX40 ad appena 12 volte.
Anche l’euro è ai minimi da 20 anni contro il dollaro USA, con le valute ora vicine alla parità. Questo darà un po’ di ossigeno alla manifattura europea: mentre i costi dell’energia crescono, una valuta che si deprezza aiuterà a mantenere la loro base di costi competitiva. La Federal Reserve è stata decisamente più aggressiva nell’aumentare i tassi di interesse mentre la BCE, che si trova anch’essa ad affrontare un’elevata inflazione nell’Eurozona, è stata molto più riluttante ad attuare un rialzo, poiché la sua economia deve fronteggiare sfide ancora maggiori.

Gli investitori guarderanno alle aziende con bilanci solidi per superare l’inverno

Considerando l’interdipendenza delle filiere globali, è complicato determinare quali saranno le aziende più colpite. A seguito della decisione dei governi di dare precedenza energetica alle famiglie e ai servizi pubblici prioritari, parte della produzione industriale potrebbe restare ferma durante il periodo invernale, tuttavia è probabile che la situazione si limiti soltanto a un inverno. Investendo in aziende coinvolte direttamente dai tagli energetici, l’aspetto cruciale è assicurarsi che abbiano bilanci solidi per superare questo periodo, in cui osserveremo probabilmente costi elevati e ricavi ridotti.

Il produttore europeo di velivoli, Airbus, ne è un esempio: costruisce la fusoliera dei suoi aerei in Francia e Germania mentre produce le ali nel Regno Unito ed è un notevole utilizzatore di energia. Nonostante le interruzioni di energia possano causare dei rallentamenti di produzione all’azienda, il suo arretrato di oltre 6.200 ordini indica che gli investitori probabilmente guarderanno oltre questo periodo di incertezza. Airbus possiede anche un bilancio in salute con una posizione finanziaria netta, che le dà sufficiente liquidità.

Non saranno però soltanto le aziende a percepire disagi, i consumatori di tutta Europa avvertiranno probabilmente questo peso sia sulle bollette energetiche in aumento sia sui prezzi crescenti. Nonostante alcuni consumatori saranno colpiti più duramente, anche quelli in nazioni meno dipendenti dal gas russo sentiranno queste pressioni, per via di come funziona la rete europea. Lo si può già osservare nei prezzi attuali dell’energia, ad esempio nel Regno Unito.

Guardando alla primavera

La Germania ha iniziato la costruzione di quattro terminal galleggianti per importare gas liquefatto e due siti permanenti su terraferma. Il ministro dell’economia tedesco spera che due dei quattro siti galleggianti possano essere operativi prima della fine dell’anno. Sono stati firmati contratti con il Qatar, l’Azerbaijan, il Canada e gli USA per consegne di gas naturale liquefatto (LNG). Resta da vedere quanto rapidamente possa essere messa in opera l’infrastruttura per cominciare a ricevere le consegne. Italia, Francia, Grecia, Olanda e Polonia stanno anch’esse costruendo nuovi impianti LNG per compensare i flussi limitati di gas dalla Russia.

Malgrado quest’inverno sarà probabilmente difficile per i consumatori, così come per le industrie in tutta Europa, tra un anno esatto dovremmo essere in una posizione molto migliore, poiché le importazioni di energia non saranno così concentrate da un solo produttore e l’infrastruttura che consentirà di avere una maggiore flessibilità sarà operativa.

I vincitori di lungo termine saranno le aziende che possono beneficiare del piano della Commissione Europea RePowerEU. Il piano aiuterà a promuovere la sicurezza energetica e stimolerà il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione. Nonostante l’UE avesse già in essere un piano di decarbonizzazione, questi traguardi saranno anticipati a causa dell’immediatezza creata dall’invasione russa dell’Ucraina. Come parte del piano di diversificazione delle fonti energetiche, l’UE propone di aumentare al 45% l’obiettivo di energia pulita per il 2030 dall’attuale 40%. Inoltre, metterà a disposizione un capitale fino a 210 miliardi di euro oltre a un piano per ridurre la burocrazia, in modo da portare a termine molto più rapidamente i progetti nel solare e nell’eolico. Tutto questo favorirà dunque le utility che si concentrano sull’energia rinnovabile e le aziende che forniscono strumentazione e attrezzature per le centrali solari o le pale eoliche.