Asset allocation, bond: ora vale la regola “bad news is good news”

Gli ultimi mesi del 2022 sono stati difficili per i mercati del reddito fisso. Molti si aspettavano una rivalutazione del credito e delle azioni in linea con il rallentamento dell’economia negli Stati Uniti e in Europa, ma ciò non è avvenuto. Al contrario, la Federal Reserve (Fed) e la Banca Centrale Europea (BCE) hanno rilasciato dichiarazioni piuttosto da “falco”, ribadendo il loro impegno a contrastare l’inflazione aumentando i tassi d’interesse. Questo nonostante i dati suggeriscano che l’inflazione abbia raggiunto il picco in entrambe le economie, motivo per cui in molti si aspettavano un cambio di direzione nelle politiche. Aspettative che, però, sono state disattese.

In questo scenario, ecco di seguito la view di Andrew Lake, Head of Global Fixed Income di Mirabaud AM.

Si potrebbe dire che le “buone” notizie economiche abbiano avuto un riscontro negativo, innescando alcuni grandi movimenti di mercato, con il rendimento dei Treasury a 30 anni che ha raggiunto il 3,95%. La duration, il credito e le azioni hanno tutte ceduto, mostrando un’insolita, e sicuramente insostenibile, correlazione tra asset class.

Ma nelle prime settimane di gennaio la situazione sembra essersi ribaltata, con le “cattive” notizie che vengono ora accolte positivamente dai mercati.

Il mercato ritiene, infatti, che il rallentamento della crescita e la recessione avranno un effetto “positivo” in quanto costringeranno la Fed a ridurre i tassi anticipatamente. Inoltre, l’allentamento dell’inflazione dovrebbe portare a un quadro monetario meno restrittivo nel secondo semestre del 2023 ed è questo che sta ora prezzando il mercato.

In questo momento, la curva dei rendimenti invertita nei mercati obbligazionari indica che stiamo entrando in recessione, ma i mercati azionari e del credito non sono d’accordo. Il mercato si sta scontrando con la Fed.

Questo insolito conflitto tra diverse aree del mercato rappresenta la più grande complicazione per gli investitori.

Prevediamo un primo trimestre piuttosto volatile, ma prima di poter costruire una view solida per la prima metà dell’anno, sarà necessaria una maggiore chiarezza sulla direzione economica che prenderanno gli Stati Uniti e l’Europa, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione e l’inflazione.

Come procedere quindi?

In assenza di una sfera di cristallo, rivolgiamo la nostra attenzione ai fattori bottom-up; quando il top-down è così incerto, bisogna prestare maggiore attenzione ai fondamentali. Il nostro approccio consiste nel migliorare la qualità delle obbligazioni che acquistiamo. Una migliore protezione dai ribassi nei crediti e nei settori che stiamo esaminando ci permette di mitigare l’incertezza macroeconomica.

Per quanto riguarda i settori, continuiamo a evitare l’edilizia abitativa, dopo un significativo sell-off. Allo stesso modo, evitiamo l’energia, che probabilmente perderà rilevanza con l’attenuarsi della domanda in primavera.

Ci stiamo concentrando sulla scelta dei titoli giusti tra i ciclici: continuiamo a preferire alcuni dei grandi nomi tecnologici investment-grade. Guardiamo anche a selezionate opportunità retail e ad alcuni titoli finanziari, il che può sembrare contraddittorio visto che si tratta del settore più esposto alla ripresa economica, ma la volatilità dei tassi offre anche delle opportunità.

In Europa, stiamo pensando di rimettere in atto le coperture del credito, poiché riteniamo che potrebbe verificarsi un riprezzamento del rischio di credito dato che il mercato non sta prezzando il rischio di recessione (anche in questo caso, il mercato si sta opponendo a una BCE falco, rispecchiando la situazione con la Federal Reserve).

Infine, riteniamo che i mercati emergenti siano tornati a essere interessanti: con il picco dei tassi statunitensi e il cambiamento del contesto economico, il dollaro dovrebbe indebolirsi, il che sarebbe positivo per gli EM e le economie esportatrici di materie prime. Inoltre, bisogna tenere in considerazione la riapertura del commercio con la Cina e le opportunità che ciò potrebbe creare in tutto il mondo.

Nel complesso, mentre ci muoviamo in un contesto macroeconomico incerto, la nostra attenzione è fermamente concentrata su una rigorosa analisi bottom-up. La vera difficoltà si avrà se l’inflazione rimarrà alta e la Fed continuerà ad alzare i tassi – allora tutto sarà di nuovo messo in discussione.