Asset allocation, azionario globale: i tre cambiamenti che alimentano l’ottimismo

Ci stiamo avviando verso una fase di “nuova normalità”? A febbraio i prezzi del gas naturale in Europa sono rimasti bassi, la Cina ha revocato le sue politiche Zero-Covid e i prezzi dei beni statunitensi si sono stabilizzati. Nonostante l’incertezza residua a breve termine e la volatilità del mercato, rimaniamo ottimisti in merito a una prospettiva economica meno cupa.

In questo scenario, ecco di seguito la view di Jeremy Richardson, Equities Portfolio Manager di RBC BlueBay AM.

Sembra che le pressioni inflazionistiche siano ormai alle nostre spalle, che il picco dell’inflazione statunitense sia passato, e che da qui in avanti ci si possa piuttosto preoccupare delle prospettive dell’economia in generale.

E su questo punto sembra esserci un vero e proprio dibattito. Se torniamo indietro di qualche mese, riteniamo che il consensus del mercato fosse che ci sarebbe stato il rischio concreto di una recessione significativa in caso di prolungamento del rialzo dei tassi di interesse. In effetti, abbiamo parlato di una sorta di recessione in stile 1981 in Europa e in stile 2001 negli Stati Uniti.

Da allora, sembra che il consensus si sia spostato verso una prospettiva molto più favorevole. E credo che il catalizzatore di questo fenomeno sia stato il cambiamento di tre elementi.

Il primo: è stato un inverno molto mite in Europa, le temperature non sono scese ai livelli degli anni precedenti e, di conseguenza, i prezzi del gas naturale sono oggi più bassi rispetto a prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Il secondo: l’inaspettata ritrattazione delle politiche Zero-Covid da parte della Cina. In molti si aspettavano che, qualora fosse stata presa tale decisione, sarebbe stato meglio attuarla in primavera-estate, quando circolano meno malattie respiratorie. Il governo ha invece scelto di anticipare i tempi. E quindi nei prossimi mesi la Cina potrà forse tornare a essere una locomotiva di crescita per l’economia globale.

Il terzo: i prezzi dei beni, in particolare negli Stati Uniti, si sono stabilizzati e in alcuni casi sono diminuiti. I prezzi delle auto usate, ad esempio, sono ora più bassi rispetto a qualche mese fa. Questo è significativo perché il mercato del lavoro statunitense è ancora piuttosto rigido, il che significa che la sicurezza occupazionale è buona e i salari sono in aumento. Se a questo si aggiunge il calo dei prezzi dei beni, le prospettive per i consumi delle famiglie non sono poi così negative.

Nel complesso quindi le prospettive si sono spostate: ora non si parla più di un atterraggio duro, ma di un atterraggio morbido e, in alcuni casi, anche di un atterraggio nullo, il che consentire alle grandi economie di evitare del tutto la recessione. Nessuno può dire con precisione cosa accadrà, ma in realtà, rispetto alla posizione difensiva in cui sono finiti i mercati azionari alla fine del 2022, queste prospettive più favorevoli sono state di sollievo. Crediamo dunque che ciò spieghi in qualche modo la forte ripresa dei mercati azionari globali a cui abbiamo assistito dall’inizio dell’anno solare.

Stiamo iniziando a entrare nel vivo della stagione degli utili. Le nostre aspettative erano di vedere risultati misti, in modo non dissimile da quello che abbiamo visto nel terzo trimestre, poiché non sembrava che la traiettoria degli utili si fosse spostata di molto. E finora i primi risultati sembrano confermarlo. Circa due terzi delle società stanno battendo le aspettative, un dato leggermente inferiore a quello che ci aspetteremmo normalmente, ovvero circa tre quarti.

Non mi sorprenderebbe se vedessimo alcune revisioni delle stime sugli utili e credo che l’andamento del mercato dipenderà in larga misura dalla volatilità che ci aspettiamo di ottenere a seguito di queste stime nel breve termine. In generale notiamo un certo entusiasmo da parte degli investitori per i titoli non statunitensi, in particolare europei, aiutati dal calo dei prezzi del gas e dell’energia in Europa, che di fatto rappresenta un taglio delle tasse per i consumatori e l’industria.

Guardando al medio-lungo termine, rispetto al punto in cui eravamo, in cui si temeva che l’inflazione potesse sfuggire di mano, che i tassi di interesse sarebbero rimasti più alti più a lungo, ora il dibattito sulle prospettive economiche è molto più ponderato e questo può essere considerato un progresso.

Riteniamo che molte persone si aspettano che forse non torneremo a un’inflazione dello 0% e a un debito a rendimento negativo. Forse la situazione attuale assomiglia un po’ di più agli anni ’90, con un’inflazione e tassi d’interesse a una cifra medio-bassa – un contesto con cui nel medio-lungo termine gli investitori potrebbero convivere.

In conclusione, ci sembra di poter confermare che, al momento, ci troviamo in una situazione piuttosto costruttiva in cui il mercato sta iniziando a muoversi in direzione di una “nuova normalità”.